Per lui è sempre un’emozione tornare nella città ove ha vissuto cinque anni indimenticabili. Gian Filippo Reali ha colto senza pensarci su due volte la possibilità di partecipare alla presentazione del libro curato da Leondino Pescatore, uno dei tanti con cui continua ad intrattenere saldi rapporti di amicizia mai scalfiti dal trascorrere degli anni. Reali sicuramente va annoverato tra le decine di calciatori più emblematici che hanno vestito la casacca biancoverde durante i suoi cento anni di storia. Il difensore milanese era in campo infatti l’11 giugno del 1978, quando all’ultima giornata di campionato, a Marassi, i lupi, battendo la Sampdoria, approdarono in serie A. Un traguardo impensabile poche settimane prima, come racconta lo stesso Reali: ‘’Il girone di ritorno non era iniziato nel migliore dei modi. Perdemmo diverse partite cui seguirono feroci contestazioni da parte dei tifosi che ci accusavano di profondere scarsa abnegazione sul rettangolo di gioco.  Ma dopo la clamorosa  sconfitta interna con il Cesena, a sei giornate dal termine del campionato, feriti nell’orgoglio, decidemmo che dovevamo prenderci una sorta di rivincita sulla piazza e fu così che inanellammo una striscia vincente di dieci punti (allora le vittorie valevano 2 punti), una sola sconfitta e cinque vittorie, tra cui quella memorabile contro la Sampdoria che valse la promozione’’. 

Reali racconta come ‘’quel giorno, guardandoci l’uno con l’altro, ci dicemmo "ora o mai più" e ricorda come dopo nemmeno 48 ore la squadra fu spedita su un volo diretto in Canada per una tournee organizzata a sorpresa dalla società, mentre in città impazzavano i festeggiamenti. L’ex difensore biancoverde, attualmente impegnato nel settore giovanile di una squadra dell’hinterland brianzolo, insieme al compianto Adriano Lombardi e ai baluardi Cattaneo e Di Somma, fu uno dei pilastri inamovibili attorno ai quali furono costruite le rose degli anni successivi. Reali contribuì al raggiungimento di ben quattro memorabili salvezze, finchè un giorno gli arrivò la chiamata di Don Antonio Sibilia, che senza precedentemente interpellarlo gli comunicò in modo alquanto telegrafico che lo aveva ceduto all’Atalanta, accettando la lauta offerta del club orobico che per il patron aveva il sapore dell’affare. ‘’Mi dispiacque molto lasciare Avellino ma Don Antonio aveva voluto così. Oggi trovo una città moderna, decisamente cambiata rispetto al quinquennio in cui vi vissi e inevitabilmente segnato dal terremoto. Ho continuato ad aggiornarmi sulle vicende calcistiche biancoverdi e continuaro a farlo. Riguardo alla stagione in corso, credo che per l’organico attrezzato che vanta, l’Avellino di questo campionato sia nelle condizioni di poter raggiungere la cadetteria’’.

Sezione: Ex biancoverdi / Data: Gio 13 dicembre 2012 alle 15:45
Autore: Angelo De Rogatis
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