E’ mancato solo il risultato e quel pizzico di cinismo che avrebbe consentito di ottenerlo. L’Avellino è uscito a testa alta dalla Tim Cup, battuto dal Verona che ha approfittato delle amnesie difensive dei biancoverdi e della qualità dell’ex Verde che ha sfruttato il black-out dell’Avellino nella parte conclusiva della prima frazione di gioco.

Qualcosa ha funzionato, qualcos’altro no. Partiamo con ordine. Il tandem Suagher-Migliorini non ha praticamente mai sofferto Pazzini, controllato senza problemi, ma ha patito gli affondi dei centrali di centrocampo, Bessa su tutti. Laverone e Rizzato, invece, hanno sofferto l’intraprendenza di Cerci e Verde, le cui qualità sono sotto agli occhi di tutti. Di Tacchio ha convinto ancora. Fa legna in mediana e non disdegna la conclusione, mentre Moretti – così come contro il Matera – ha dimostrato di essere ancora indietro di condizione. Spesso avulso dal gioco, poco propositivo in avanti e troppo falloso in fase d’impostazione. Giusto il cambio nell’intervallo con Ardemagni, che seppure non al massimo della condizione, ha comunque cambiato volto all’attacco biancoverde.

Bidaoui. Croce e delizia. Tra l’arruffone e l’indemoniato. Nel primo tempo ha messo a ferro e fuoco la corsia destra e fatto impazzire l’esperto Romulo. La porta fa ancora fatica a trovarla, ma gode della fiducia incondizionata di Novellino, che per confermarlo in campo ha rinunciato a Giacomelli rischiando di arrivare allo scontro con la dirigenza. Molina ha bisogno di giocare, giocare, giocare. Le basi ci sono, con la giusta condizione fisica potrebbe risultare devastante.

E poi c’è Castaldo. L’uomo dei record. Cinquantasettesima rete in maglia biancoverde, nessuno come lui nella storia del sodalizio irpino. Staccato Biancolino, fermo a 56, il dieci di Giugliano ha realizzato una marcatura inutile ai fini del risultato (costruita egregiamente con tanto di Caceres in confusione), ma pesante per gli almanacchi. Ha riscritto la storia e peccato per quel colpo di testa, sul 2-1, disinnescato da Nicolas. Staremmo, probabilmente, parlando di altro.

In apertura parlavamo di cinismo. E’ quello che è mancato soprattutto al giovane – quindi guai ad accusarlo prima del tempo – Asencio. Eppure Nicolas ci aveva messo del suo per far segnare lo spagnolo, un cadeau non scartato dall’ex genoano, che avrebbe portato la partita ai supplementari. Ma pazienza, avrà modo di rifarsi.

Siamo positivi, è giusto esserlo dopo la prestazione di ieri. Con tre innesti, uno per reparto, l’Avellino potrà dire la sua nel prossimo campionato. Marchizza e Morosini dovrebbero arrivare in Irpinia, non sono mai stati così vicini. Poi serve qualcosa a centrocampo. Un Cofie, un Cinelli. Qualcuno muscolare, bravo a spezzare il gioco, ma abile anche a impostare. La dirigenza sa dove intervenire, le novità sono dietro l’angolo.

Sezione: Copertina / Data: Lun 14 agosto 2017 alle 08:00
Autore: redazione TuttoAvellino / Twitter: @tuttoavellinoit
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