Il tempo delle illusioni probabilmente è finito. L'Avellino con il passo falso compiuto a Varese si chiama fuori dalla lotta al secondo posto e deve pensare esclusivamente a difendere la zona playoff, ormai al sicuro di solamente due punti. I tifosi hanno perso la pazienza ed è scattata la contestazione al "Franco Ossola". Ennesima occasione persa, ennesima prova scialba quando si tratta di vincere per forza. Rastelli ha schierato una squadra offensiva rinunciando a D'Angelo e Arini in mezzo al campo per dare spazio alla qualità di Sbaffo come mezz'ala e Soumarè sulla trequarti. Entrambi non combinano un bel nulla. In difesa c'è la sorpresa Vergara. Scelta che suona come bocciatura per un Chiosa in leggera difficoltà. Pisacane dirottato a sinistra, Bittante in panca non si sa perchè e Regoli, quindi, sulla destra. Nessuno vuol giudicare le scelte del mister. Ma siamo sicuri che il centrale colombiano fosse in condizione di giocare dal primo minuto? Forte gli ha fatto venire il mal di testa e poi l'infortunio ci ha messo del suo. In attacco siamo alle solite. Trotta combatte e segna quando viene messo in azione, Castaldo si nasconde e continua la sua vacanza che dura dal 28 febbraio, quando contro la Ternana mise a segno il quindicesimo centro su calcio di rigore. Varese in palla già dall'inizio, da subito pericoloso con un 4-4-2 limpido e spensierato. Miracoli e Forte fanno capire alla retroguardia irpina che non sarà una scampagnata. Nonostante tutto arriva il vantaggio firmato Trotta, bella girata di destro, il quinto gol in campionato per il centravanti casertano che si conferma una delle poche certezze di questo Avellino spento. Poi il buio.

Contropiedi concessi inspiegabilmente per una squadra che vince 1-0. Forte si ritrova due volte da solo davanti a Gomis che si fa trovare prontissimo. Sul secondo intervento prodigioso dell'estremo difensore nasce il corner che propizia il gol di Falcone. Rete assurda, che gela il sangue ai tifosi avellinesi da due giorni a Varese. Sembra un film già visto. Come l'anno scorso a Padova. Il tempo per tornare avanti c'è, ma l'Avellino fa pochissimo e non si rende quasi mai pericoloso. Prova irritante dell'undici biancoverde che sulle gambe non punge e si autocondanna. A fine partita scatta la contestazione del tifo irpino. Giustificato più che mai. Impensabile alla vigilia un atteggiamento del genere. Non ha funzionato nulla, come ha dichiarato Rastelli, ma a questo punto anche i playoff diventano difficili da conservare. In nove giornate l'Avellino ha vinto solamente due volte. Cinque sconfitte e due pareggi. Troppo poco, decisamente poco per chi proclama sogni e desideri. Verrebbe da dire che il campionato di Castaldo e soci sia finito il 21 febbraio a Livorno. "Stessa storia, stesso posto, stesso bar", come cantavano gli 883.

Sezione: Copertina / Data: Lun 20 aprile 2015 alle 08:21
Autore: Pellegrino Marciano / Twitter: @pellegrinom17
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