Ci sono quelle partite che devi vincere, altre invece, che dovresti semplicemente portare a casa in ogni modo, con ogni mezzo. Ecco, l'Avellino doveva far riferimento alla seconda tipologia. L'avversario della semifinale playoff è di quelli tosti, di quelli che quando pronunci il nome un po' rimani freddo come a pensare: "Ma questi che diavolo ci fanno in Serie B?". Domanda più che lecita, domanda che tutti, ma proprio tutti si sono posti dall'inizio del campionato. Dici Bologna e pensi alla massima serie, ma quando realizzi che l'Avellino proprio contro gli emiliani che in rosa hanno avuto giocatori strepitosi in passato come Signori e Baggio si gioca l'accesso alla finale, capisci che sì, è stata davvero una stagione eccellente. Lasciamo perdere i calcoli e ciò che sarebbe potuto o non potuto essere. La sconfitta in casa col Perugia, il pareggio di Varese. Con i se e con i ma non si va da nessuna parte. I biancoverdi ci hanno permesso di poter continuare a vivere un sogno, che nonostante tutto ancora non è morto. Al contrario di ciò che hanno fatto in piazze come Bari, Brescia e Catania, per citarne alcune. Il succo del pensiero è che si dovrebbe essere già adesso, già in questo momento, orgogliosi di quello che la truppa di Massimo Rastelli ha saputo fare e regalare al proprio pubblico. Già, loro lo hanno capito e quel lungo applauso al termine della partita ne è la testimonianza concreta. Anche perchè, volendo analizzare un po' di gara, non è che il Bologna abbia incantato, anzi, ha saputo soffrire arroccandosi nella propria metà campo e concedendo poco o niente all'attacco, sempre troppo sterile, dell'Avellino. Il cuore, la grinta e la determinazione, però, li abbiamo visti e ammirati anche stasera, per l'ennesima volta. E i 120' di La Spezia? Ci sono stati davvero? No, perchè, scusate, proprio non si sono visti. E allora un forte plauso a tutti, ma proprio tutti. Dal primo all'ultimo, anche a chi ha giocato meno bene. Occhio, però, queste non sono parole che sanno già di sconfitta. No, sarebbe da sciocchi. Il motivo è semplice. L'Avellino ci ha abituati a grandi sorprese.

E' pur vero che non basterà solamente vincere. Servono due gol di scarto in casa di una formazione che probabilmente in Serie A, al momento, crede proprio di andarci. Come darle torto. Ma il Lupo, signori miei, non è mai davvero morto. Bisogna sempre prestare attenzione. Sulla panchina c'è un allenatore sornione, che sa sferrare l'offensiva giusta al momento giusto. Sa colpire ed è un grande motivatore. Se l'Avellino è giunto a questo punto, gran parte del merito va a una persona che ha saputo incassare per caricarsi e poi mostrare ciò che è in grado di fare. Come stasera, come a La Spezia. Un grazie di cuore, comunque vada, qualunque sia il destino di questi colori che l'anno prossimo, nonostante tutto, ritroveremo in prima fila per tentare un nuovo assalto alla massima serie. Il progetto, in fondo, era basato su tre anni. Bologna, tu, comunque, stai "attento al Lupo". Te lo diceva anche un grande tifoso e artista, figlio della tua città. 

Sezione: Editoriale / Data: Ven 29 maggio 2015 alle 23:57
Autore: Pellegrino Marciano / Twitter: @pellegrinom17
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