Un derby che resterà a lungo nella memoria degli sportivi avellinesi, in negativo purtroppo. Un derby che a 30 minuti dal termine l'Avellino stava conducendo 2-0, una vittoria che voleva dire primo posto solitario in attesa del posticipo dell'Empoli. Successo che valeva doppio ottenuto in una partita sentitissima e di fronte a un Partenio tutto esaurito. E invece, è accaduto quello che neanche nei peggiori incubi potrebbe realizzarsi. Salernitana che rimonta fino al pari a 5 minuti dalla fine, e che nel recupero del recupero, in dieci, trova il 3-2. Paradossalmente l'infortunio di Rodriguez, che aveva perso tempo nell'abbandonare il terreno di gioco a sostituzioni ormai esaurite e Salernitana in dieci, ha permesso ai granata di sfruttare il recupero supplementare per trovare la vittoria con Minala.

Ma al di là dei meriti della Salernitana, l'Avellino ora deve guardarsi in faccia e capire cosa è successo in quei trenta minuti infernali, in cui i biancoverdi hanno smesso di giocare e la Salernitana è salita in cattedra, meritando tra l'altro i gol segnati. Sicuramente un fattore psicologico: sopra di due reti l'Avellino ha forse pensato di avere in pugno la vittoria, e il 2-1 di Rodriguez deve aver inciso negativamente sulla testa, facendo prevalare la paura di non farcela, mentre ha caricato i granata, un grande classico delle più clamorose rimonte della storia del calcio. Ma non solo una motivazione psicologica.

A nostro avviso, e non ce ne voglia mister Novellino più volte osannato e celebrato da queste colonne, la partita l'hanno decisa anche le due panchine. Da un lato Bollini ha azzeccato tutti i cambi, con Rosina e Bocalon che hanno ravvivato il match. Dall'altra Novellino ha sbagliato tutti i cambi: ha tolto l'unico riferimento offensivo, ovvero Ardemagni, che seppur poco lucido fino a quel momento sembrava comunque più fresco di un egual spento Castaldo. Ha inserito Paghera che non ha supportato il centrocampo come auspicato e ha inserito in ritardo Bidaoui, un calciatore che con le sue giocate può cambiare volto alla partita e che ha fatto vedere più in cinque minuti che altri compagni in 90 minuti. Ma al di là delle scelte dei singoli, poiché un allenatore non può prevedere come impatterà un panchinaro in campo, è stato sbagliato cambiare un assetto che fino a quel momento stava funzionando bene per cercare di coprirsi offrendo invece il fianco all'avversario. E' cronaca che con i cambi delle due panchine l'inerzia sia cambiata in favore della Salernitana.

Ora il rischio che non bisogna assolutamente correre è che questa grossa batosta non pesi eccessivamente sulle menti dei calciatori. Aver gettato una così ghiotta occasione, e farlo in questo modo, peserà sicuramente sul morale ma non bisogna assolutamente abbattersi. La classifica resta corta e la forza caratteriale di una squadra si misura anche dalla capacità di risollevarsi dopo batoste del genere. Tante volte abbiamo lodato, come si diceva, la capacità di Novellino di saper caricare le sue squadre fino a risultati impensabili. Ebbene ora il tecnico è chiamato a una delle sue imprese più difficile: vedremo se sul difficile campo di Pescara l'Avellino saprà rialzare la testa dopo due rimonte consecutive subite.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 15 ottobre 2017 alle 20:20
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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