Il sole che bacia il campo del Partenio al triplice fischio finale sancisce forse anche una nuova rinascita per la squadra biancoverde: scurissimi erano i presagi al termine del girone di andata, ma ci ha pensato la cura Novellino a risollevare una squadra che aveva solo bisogno di ritrovare fiducia in sé stessa. E la bella vittoria sul Verona, oltre che rimettere i biancoverdi completamente in carreggiata, permettono ora di guardare davvero al futuro con rinnovato ottimismo.

Perfetta l'interpretazione di gara da parte di D'Angelo e compagni nonostante le diverse assenze (Gonzales, Belloni, Castaldo, oltre ai soliti noti Gavazzi e Migliorini). Ma senza esterni di centrocampo il tecnico biancoverde disegna comunque una formazione compatta e funzionale riportando Laverone nel ruolo di terzino destro, adattando Perrotta terzino sinistro così come Lasik e D'Angelo sono esterni adattati di centrocampo. Ma la differenza non si noterà. E' vero che contro la (ex) capolista non era difficile trovare le motivazioni giuste per far bene, ma si vede dal primo minuto che l'Avellino vuol fare risultato contro gli scaligeri, gioca una gara di sacrificio ad altissimi livelli, si rende maggiormente pericoloso al punto che la prima occasione da gol cade dopo 3 minuti e per 70 minuti Radunovic non deve effettuare neanche una parata. E trova meritatamente il gol con Paghera su rigore e poco dopo il raddoppio con un Verde in grande spolvero. E nel finale il risultato potrebbe essere ancora più rotondo se Belloni sfruttasse meglio la propria posizione invece di servire Ardemagni peggio piazzato.

Già, Ardemagni. Una furia, un giocatore trasformato nel 2017, ha lottato su ogni pallone, imprendibile, si è procurato il rigore con astuzia, ha difeso palla ogni qualvolta servito, ha fatto salire la squadra, si è procurato punizioni. Un giocatore ormai fondamentale in questa squadra. Ma lasciatemi spendere due parole per quello che è a mio avviso il vero artefice di questa risalita biancoverde, ovvero mister Novellino. Sei risultati utili consecutivi, 12 punti in sei partite dopo l'1-2 di Bari del 17 dicembre, non possono più essere solo frutto del caso e della scossa dovuta al cambio di allenatore. Novellino ha trasformato mentalmente la squadra, ha semplicemente messo in campo i giocatori in maniera più funzionale al loro ruolo e ha restituito ai ragazzi fiducia nei propri mezzi. Lo si vede da come gioca ora l'Avellino, più sciolto, con la certezza di poter fare risultato contro chiunque, senza andare in panico se si subisce gol, e questo risultato potrebbe conferire ancor più sicurezza all'intero ambiente che ora viaggia anche sulle ali dell'entusiasmo.

La zona retrocessione è finalmente alle spalle, il campionato è lungo e ci sarà da lottare fino alla fine, ma un primo obiettivo Novellino l'ha già raggiunto: riavvicinare la squadra ai tifosi e ridare entusiasmo alla squadra. E scusate se è poco.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 11 febbraio 2017 alle 18:00
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
vedi letture
Print