L'Avellino non rialza la testa. Neanche contro il Carpi in una gara alla portata e sbloccata subito, neanche in una partita mediocre che è scorsa via senza grossi sussulti. Sarebbe bastato difendere il risultato o chiuderla prima, invece nella ripresa i Lupi, già poco concreti fino a quel momento, hanno ulteriormente abbassato i ritmi concedendo il pari a un Carpi non certo irresistibile. E' un Avellino che sembra "triste", che non riesce più a giocare con quella rabbia e spensieratezza di inizio stagione, come se stesse subendo a livello psicologico il difficile momento che la società sta attraversando: prima l'ingresso di Ferullo e le contestazioni, poi le dimissioni di Max Taccone, passando per le richieste di cessione di Gubitosa fino al nuovo ciclone Money Gate.

Un Avellino impegnato più fuori dal campo che in campo ultimamente, con il gioco che è passato in secondo piano e i risultati ne sono lo specchio. Calabro a fine partita ha detto "L'Avellino ritrovi la serenità", ovvero anche dall'esterno si percepisce che la squadra non si esprime con la mente sgombra. Hai voglia a dire che i calciatori pensano solo ad allenarsi e non badano a situazioni extra campo: impossibile non subire le pressioni psicologiche delle contestazioni e delle possibili sanzioni federali (sebbene, lo ribadiamo, l'Avellino sembra essere in una posizione tranquilla). Qualcuno chiama ancora in causa la sconfitta nel derby come possibile causa di un momento no, ma se è vero che le difficoltà sono iniziate dopo quella partita, è anche vero che si tratta di professionisti che hanno affrontato tante partite e tante sconfitte: difficile pensare che un derby, sentito sì ma più in città che nella testa di calciatori professionisti, possa influenzare a tal punto il percorso di una squadra.

La squadra gioca senza mordente, spenta in avanti, inesistente dal punto di vista del gioco, e a tratti distratta in difesa. Magari non era da primi posti a inizio stagione, ma non è neanche quella vista recentemente. L'unica spiegazione che mi sento di dare è psicologica, per tutte le motivazioni di cui sopra. Sembra retorica ma solo remando tutti insieme, tifosi e società, si può ritrovare la serenità perduta. Già il caso Money Gate pone una bella incudine sulla testa dei calciatori, non è necessario aggiungere altre preoccupazioni...

Sezione: Editoriale / Data: Dom 03 dicembre 2017 alle 18:38
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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