Così proprio no. Doveva essere la gara del riscatto, la gara nella quale conquistare i punti che in altre circostanze erano sfuggiti, quella in cui dar seguito alle buone prestazioni con la conquista della vittoria. E' stato invece un naufragio. E' questo aspetto a destar maggiore perplessità: una partita in cui tutti sapevano di dover dare delle risposte importanti, di tornare a vincere dopo la fortunata vittoria sul Modena in cui si era espressa forse la peggiore prestazione da inizio anno, dimostrando di essere ancora vivi. E invece arriva un'imbarcata, un 4-1 frutto sicuramente anche della sfortuna, vedi il rimpallo di Galano e l'autogol di Biraschi, ma che sicuramente non può trovare attenuanti nella sostanza. Possiamo contestare il rigore troppo generoso concesso al Vicenza, come si sono contestati il gol in fuorigioco di Cagliari e quello annullato sette giorni dopo, ma non si può dire che l'Avellino abbia fatto una bella figura al cospetto dei biancorossi. Ecco l'aspetto che ci fa fare dietrofront nei nostri giudizi: se fino a sette giorni fa elogiavano la prestazione a scapito dei risultati che stentavano ad arrivare, oggi l'Avellino è stato letteralmente annichilito dal Vicenza. Unica punta di orgoglio il bel gol di Trotta, da bomber vero, per il momentaneo 1-1. Poi dopo il 2-1 di Galano è stata notte fonda.

L'Avellino è stato incapace di abbozzare una reazione degna di questo nome, il Vicenza si è limitato a controllare e sfruttare le occasioni fortunate che gli sono capitate, prima della punizione capolavoro di Giacomelli. Alla fine si conteranno 4 tiri in porta per parte, con 4 gol degli ospiti. Tavano appare sempre più un pesce fuor d'acqua, chiunque lo avrebbe sostituito dopo il primo tempo, ma Mokulu non è che sia apparso molto più in forma. Continua a presentarsi il problema in zona gol, l'Avellino fa fatica a trovare più di una rete a partita e stavolta non ci si può aggrappare neanche al gioco costruito. Una squadra lontana parente di quella ammirata nelle scorse due stagioni.

E ora i numeri sono impietosi: l'Avellino ha 4 punti in classifica dopo 6 giornate, quella che ha raccolto meno insieme alla Ternana se consideriamo che il Novara ne ha 3 con 2 di penalizzazione (sarebbero 5 sul campo), è penultima con la peggior differenza reti (-5) e la peggior difesa (-11). Tra l'altro non si può neanche contestare l'impegno ai calciatori che anche oggi ce l'hanno messa tutta, e qui sta il secondo motivo di preoccupazione: una squadra che dà tutto per cercare a tutti i costi di vincere una partita da dentro o fuori, e che subisce 4 reti in casa, ha senza dubbio qualche problema. Schemi non assimilati (oggi Tesser è passato il 3-5-2 stabile dall'inizio dopo mesi di 4-3-1-2)? Giocatori che non stanno rendendo al meglio? Squadra costruita male? Difficile dirlo, di certo non è semplice rivoluzionare una rosa ogni anno (quest'anno molto più dell'anno scorso) e sperare sempre di trovare l'alchimia giusta. Di buone individualità ce ne sono, ma il collettivo non gira come dovrebbe. E i risultati potrebbero essere ancor peggiori domenica prossima, quando si andrà a giocare sul campo del Livorno quarto, a un punto dal terzetto di vertice.

Manca terribilmente uno alla Castaldo in attacco, ma anche lui non può costituire da solo il salvatore della patria. I problemi sono molto più strutturali e già da mesi noi, e non soltanto, parliamo di amalgama non ancora trovata, meccanismi che non funzionano, errori che si ripresentano. Urge correre ai ripari, prima che sia troppo tardi. Le ultime stagioni avevano abituato a ben altre prestazioni e ormai i tifosi avevano fatto la bocca buona, ma occorre ricalarsi subito nella parte della squadra che deve trovare quanto prima la salvezza. Encomiabile, infine, anche oggi il pubblico che ha incitato la squadra fino al 92', anche sotto di 4 reti, per fischiare solo a partita finita. Così si comporta un pubblico maturo, che ha tutto il diritto di manifestare il proprio dissenso, ma solo dopo aver dato tutto per spronare la squadra. E uno spettacolo così questo pubblico non lo merita.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 03 ottobre 2015 alle 17:20
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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