Ebbene sì. Il più bell'Avellino di Marcolin in tre partite si è preso ben tre pallette dal Pescara, che seppur rimaneggiato e con Mandragora in difesa (lui che è un mediano) ha saputo dettare legge in un Partenio-Lombardi che ha spinto i biancoverdi fino all'ultimo ma che non le ha di certo mandate a dire. Contestazione alla squadra prima, durante e soprattutto dopo la sconfitta. Che brucia, troppo e a tutti. Gli abruzzesi sono scesi in campo con il piglio giusto e come capita di recente anche loro si sono "azzuppati il pane", in gergo avellinese, contro la formazione irpina. Voglio dire che chiunque, ora, può fare risultato contro l'Avellino. E' la cruda e amara realtà. PIù di cinquanta gol subiti e una difesa che fa acqua da tutte le parti. Purtroppo ci ritroviamo ad analizzare sempre le solite lacune. Marcolin, poi, non è entrato nei cuori dei tifosi avellinesi, ma il discorso è un po' quello che valeva con Tesser. I giocatori a disposizione sono quelli e francamente, soprattutto in difesa, non sono all'altezza di un campionato da zona medio-alta di classifica. E' tutto lì il problema dell'Avellino: difendere male, malissimo a tratti. E la piazza si è stufata. Inizia ad esserci lo spettro dei playout, perchè sì, si rischia in questo modo di addirittura andare a fare gli spareggi per non retrocedere. Bisogna guardarsi in faccia e soprattutto alle spalle perchè dietro le altre corrono e hanno fame di punti. Dal canto suo, l'Avellino continua a perdere e allora preoccuparsi è lecito.

Capitolo Castaldo. Ci ritroveremo a parlarne da qui alla fine del campionato perchè come io vi dicevo che probabilmente aveva fatto il suo tempo, anche molti sostenitori irpini la pensano così. L'esultanza di Gigi al gol che mancava da un po' troppe partite, non ha fatto altro che scaldare ancora di più gli animi degli irriducibili tifosi biancoverdi. Qui sembra che ogni piccola critica faccia accendere la coda di paglia di qualcuno. L'essere permalosi in casa Avellino va ormai di moda. Lo era Rastelli, lo sono i dirigenti e lo sono anche i giocatori, fatta eccezione per qualcuno. Guai a contestare, perchè altrimenti si tira fuori la storiella della Serie D. E allora ci campiamo di rendita e possiamo assistere a veri scempi esclamando soddisfatti: "Ah però eravamo in Serie D". Non credo sia questo il modo di ragionare. Tutto sommato venendo alla gara l'Avellino ha giocato discretamente creando almeno otto palle gol, con Aresti che si è veramente superato in almeno due occasioni. Stasera anche la fortuna ha voltato le spalle agli irpini e va mandata in archivio anche questa sconfitta che ridimensiona ancora di più Frattali e compagni. Al triplice fischio, invece, l'invito ad andare sotto la Curva, con i giocatori che pensierosi e timorosi si sono avvicinati a passo di tartaruga (il colore è quello), salvo poi andare subito negli spogliatoi. All'uscita dallo stadio gli animi erano in fermento. Chi voleva aspettare i giocatori per dirgliene quattro, chi voleva ancora contestare con cori e paroloni.
"Finchè la barca va tu lasciala andare" mi vien da dire, ma attenzione perchè si rischia davvero di navigare in acque pericolose. E il pericolo è quello di affondare.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 08 aprile 2016 alle 23:48
Autore: Pellegrino Marciano / Twitter: @pellegrinom17
vedi letture
Print