Un'altra buona prova dell'Avellino, un'altra sconfitta. Se un passo avanti sul piano del gioco e della lotta si è sicuramente avuto nel passaggio da Toscano a Novellino, è anche vero che sul piano dei risultati l'Avellino non è però migliorato, anzi forse ha fatto anche peggio: un solo punto in tre partite per Novellino. Questo a guardare i gelidi numeri, che dicono che l'Avellino resta ancora a zero nella casella delle vittorie fuori casa, dove ha racimolato la miseria di due punti. Eppure anche a Bari la squadra è rimasta viva fino alla fine, meritando di uscire dal campo quantomeno con un pareggio. Se è vero che il gol di Castaldo a fine primo tempo è arrivato quasi come un lampo a ciel sereno, è anche vero che i biancoverdi non avrebbero demeritato di portare a casa l'intera posta in palio per come hanno interpretato una sfida difficile, nonostante le tante assenze tra i Galletti. Ma anche dopo il pari di Fedele l'Avellino non si è disunito e anche un pareggio a Bari non sarebbe stato accolto con dispiacere. Ma la doccia fredda del 2-1, quella proprio non la meritava. Anche alla luce dell'incredibile traversa colpita da Castaldo nel finale (che ha ricordato di molto quella di Bologna di un paio di stagioni fa).

Alla fine l'Avellino conterà 5 tiri in porta contro i 7 del Bari: la squadra ha lottato, ha costruito, ha costretto Micai all'intervento più di una volta (anche Frattali per la verità, in un paio di circostanze anche a distanza ravvicinata), ma torna a casa ancora mestamente a testa bassa. Di questo passo giocare bene e demeritare il risultato potrebbe cominciare a non bastare più: la classifica langue, l'Avellino è sempre più penultimo e la zona salvezza (di cui fa parte anche la Salernitana prossima avversaria dei Lupi) è ora distante 4 punti. Si rischia concretamente di chiudere il girone di andata in zona retrocessione.

Una posizione frutto soprattutto della fragilità fuori casa: due punti su 17 sono un bottino davero magro per una squadra che vuole salvarsi, ai 15 punti casalinghi avrebbero dovuto far seguito almeno 2-3 vittorie lontano dal Partenio che avrebbero assicurato quantomeno una posizione di classifica più tranquilla. Invece la quota salvezza, ponendola ipoteticamente sempre intorno ai 50 punti, è ancora distante 33 punti. Il che vuol dire, in attesa di conoscere il risultato delle ultime due giornate del 2016, che nel girone di ritorno l'Avellino dovrà raccogliere almeno 30 punti, quasi il doppio di quanto fatto finora. Un'impresa difficile ma non impossibile, anche perché, lo ripetiamo, la squadra di Novellino lotta, costruisce, va in vantaggio ma continua a non saper controllare il risultato.

Anche il 4-2-3-1 (cambiato per la verità nel corso della partita) schierato per la prima volta in questa stagione da Novellino, non ha dato risultati negativi, la squadra è sembrata compatta e pericolosa in avanti con la velocità dei trequartisti, mentre manca ancora un vero bomber in avanti, quasi impensabile alla vigilia del campionato con Castaldo, Ardemagni e Mokulu in rosa (e invece il capocannoniere è Verde con 4). Difficile capire di che male soffre l'Avellino: forse di eccessiva sterilità in avanti, forse di una difesa troppo perforabile, forse di un organico assemblato male. A saperlo si potrebbe correre ai ripari, il problema è proprio individuare precisamente il vero problema di questa squadra.

E adesso il derby della vigilia di Natale rischia di diventare un crocevia fondamentale. Vincere vorrebbe dire alimentare la speranza (e la classifica), dare slancio all'ambiente e passare delle festività un po' più dolci. Non vincere questa partita potrebbe acuire questa crisi in maniera cronica, e al girone di ritorno la montagna da scalare sarebbe altissima. Ma a questo adesso non vogliamo pensare: una partita alla volta, come dice Novellino, e all-in sul derby più atteso.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 17 dicembre 2016 alle 17:38
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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