Dicesi vittoria di cuore, si veda Avellino-Spezia. Non per fare retorica, ma è difficile trovare altro termine per definire la vittoria ottenuta contro la formazione di Di Carlo. Un Avellino in campo in forte emergenza, causa l'assenza per infortunio di mezzo attacco (Castaldo, Mokulu, Ardemagni, Verde) oltre che di Molina e Migliorini, costretto al cambio di modulo per sfruttare le caratteristiche dei giocatori rimasti disponibili e che per giunta ha perso Jidayi per infortunio dopo pochi minuti e nel corso della gara anche Lasik e Camarà. Ma che nonostante tutto non si è persa d'animo, ha continuato a macinare gioco e a creare occasioni, molte più degli avversari, e alla fine porta a casa tre punti più che meritati.

Sì perché a dispetto delle previsioni, i biancoverdi giocano meglio dello Spezia, si rendono pericolosi più di una volta dalle parti di Chichizola che si supera su Paghera e Soumarè, ma poi capitola sulla girata sottomisura di D'Angelo. Viene quasi da dire che probabilmente solo da azione di calcio da fermo sarebbe potuto arrivare il gol vista la difficoltà degli attaccanti schierati oggi per necessità di inquadrare lo specchio della porta: basti vedere il tiro sbilenco di Soumaré su ottima imbeccata di Camarà. Certo senza l'artiglieria pesante in avanti si è dovuto far affidamento alle veloci folate dei vari Belloni, Asmah, Soumaré, Camarà. Una soluzione che ha pagato dal punto di vista della pericolosità e dell'imprevedibilità, un po' meno da quello della precisione sotto porta. E forse non è un caso che la zampata vincente l'abbia messa un vecchio volpone come il capitano: l'esperienza in mezzo a tanta gioventù.

Il colpo di coda di una squadra che sembrava in ampia difficoltà, di classifica e di uomini, che ha dimostrato di avere carattere e appunto cuore. La speranza ora è che l'altalena di prestazioni termini, quasi sempre a una buona prova segue una prova mediocre figlia forse del rilassamento: con tanti giovani in squadra gli sbalzi umorali sono preventivabili, sta ai senatori e al tecnico far capire che solo mantenendo sempre alta l'attenzione i risultati continueranno ad arrivare, e la vittoria di oggi dimostra che le qualità ci sono, anche da parte delle cosiddette seconde linee. Buona la prova di Perrotta, entrato solo come ultima scelta; insidiose le incursioni di Camarà, pericoloso Paghera.

E una riflessione che lasciamo a Toscano: con il 4-3-3 l'Avellino ha rischiato poco e attaccato con ordine, perché non riproporlo? Ma sorge spontanea anche un'altra domanda: come mai tanti infortuni muscolari? Metà attacco come si diceva è fuori gioco, oggi Jidayi ha subito probabilmente una lesione al flessore dopo 17 minuti, proprio come Ardemagni. Tralasciando l'uscita precauzionale di Lasik per una contusione, Camarà è stato vittima di crampi che avevamo fatto temere il peggio e che lo ha costretto comunque al cambio, e venerdì nella rifinitura di è fermato anche Verde. Che ci sia qualcosa che non va nella preparazione fisica della squadra? 

Sezione: Editoriale / Data: Sab 15 ottobre 2016 alle 18:00
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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