Se ci soffermassimo a guardare il mero risultato del campo, diremmo che purtroppo nulla è cambiato in casa Avellino, che i problemi sono più a fondo e anzi si è fatto anche un passo indietro rispetto al passato visto che su 16 punti 14 erano arrivati in casa. Invece, chi ha visto la partita, sa che la realtà è purtroppo ben lontana dal risultato finale. Perché il risultato finale è stato frutto di una serie di fattori ed episodi sfavorevoli che di fatto hanno indirizzato la partita. Il calcio, si sa, è fatto di episodi, e ai punti l'Avellino avrebbe meritato almeno il pari. La sfortuna non esiste, dirà qualcuno, esistono gli errori, e di errori in questa partita ce ne sono stati tanti.

A partire dal rigore concesso all'Ascoli, che la moviola (ma anche le immagini in diretta a ben guardare) ha smentito poiché Perrotta la prende di spalla/petto e non di mano. Per di più l'Avellino ha dovuto giocare in dieci tutti i restanti minuti. Ma anchei due legni colpiti dall'Avellino, nel primo tempo con Ardemagni, nel secondo con Djimsiti sempre di testa. Questione di centrimetri e staremmo forse parlando di un'altra partita. Errore anche di Djimsiti che sul cross di Cacia si perde Gatto che indisturbato mette dentro l'1-1. Errori, o sfortuna, fate voi, che hanno girato tutti a sfavore.

Ma bisogna anche guardare anche la faccia positiva della medaglia, e cioé che una prima impronta Novellino l'ha portata, soprattutto di carattere mentale. Per la prima volta si è visto un Avellino volenteroso, che fino al 95' ha provato a trovare il gol anche in dieci uomini. Un Avellino che ha tirato nove volte in porta (non si era andati oltre 1-2 tiri a partita in questo campionato), che ha colpito due legni e sbagliato due buonissime occasioni nel finale. Insomma bisogna dare a Novellino il tempo di lavorare, in una settimana non si può certo stravolgere una squadra, qualche segnale positivo si è visto e gli applausi a fine partita testimoniano anche che il pubblico di Avellino, da sempre competente di calcio, lo ha capito.

Ripartiamo da questa ritrovata unità squadra-tifoseria, dalla buona prestazione e dalla nuova mentalità: la sfortuna (e gli errori) non potrà accanirsi per sempre.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 03 dicembre 2016 alle 18:15
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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