L'Avellino saluta con una prova di tutto cuore la Coppa Italia, stavolta in anticipo rispetto alle ultime due edizioni che l'avevano visto salutare la competizione sempre contro avversari di serie A (prima Juventus e poi Atalanta) ma a dicembre, frutto di uno strano calendario che, ad esempio, nell'altro ramo ha accorpato Alessandria e Juve Stabia, con la prima che affronterà proprio i rosanero ai sedicesimi di finale in inverno. Calendario a parte, rimarchiamo la prova di cuore, perché la squadra biancoverde ce l'ha messa tutta per provare a fare uno sgambetto ai più quotati avversari, a dispetto delle ultime sopra citate eliminazioni che erano parse più una passerella che vere partite, ma ha dovuto inevitabilmente fare i conti con il maggior tasso tecnico degli avversari (Rigoni, Vazquez, Quaison solo per citarne alcuni) e con qualche meccanismo che dovrà ancora essere carburato per bene.

Il che è anche normale: la serie A inizia la settimana prossima, la serie B non si sa ancora quali interpreti avrà e quale calendario, con l'inizio posticipo a settembre. Inoltre l'Avellino ha cambiato tanto, molti giocatori sono nuovi e vanno inseriti in un complesso di gioco che Tesser sta cercando di ultimare in tempo per la nuova stagione, ma è normale che in questa fase si facciano anche degli esperimenti e si provino dei calciatori. Come Zito, rischiato dal primo minuto perché, a detta del tecnico, doveva provare alcuni movimenti (e infatti è uscito stremato con il gol dell'1-0 sulla coscienza per mancato rientro dal fuorigioco); Mokulu mandato in campo inspiegabilmente al posto di un ottimo Trotta che aveva appena segnato il gol del vantaggio, mentre Tavano era molto più appannato per esempio; Soumaré in campo novanta minuti e così via. Esperimenti appunto, che è giusto che il tecnico faccia ora in partite di peso per farsi trovare pronto in campionato.

Peccato perché con qualche disattenzione in meno e qualche meccanismo più collaudato forse l'Avellino avrebbe anche potuto provare il colpaccio. Alcune volte infatti si sono viste giocate più frutto dell'improvvisazione che di soluzioni provate in allenamento, così come errori banali a centrocampo in possesso palla o in difesa in fase di contenimento. Ma ripetiamo, in questo momento della stagione va più che bene così. L'Avellino ha costretto il Palermo a sudare fino all'ultimo minuto la qualificazione, ha pareggiato temporaneamente i conti davanti a 9500 spettatori quasi tutti rosanero, ha colpito una traversa (tutto con Trotta) e ha fatto un figurone in diretta tv. Per essere al 15 agosto possiamo anche essere soddisfatti, ora diamo al tecnico il tempo di lavorare sugli errori e sugli automatisti, convinti di vedere un Avellino ancora più solido e "oleato" per l'inizio del campionato.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 15 agosto 2015 alle 23:24
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
vedi letture
Print