Svegliarsi senza il calciomercato è forse un po' triste, perché nel periodo dei trasferimenti sei sempre lì a chiederti, a cercare, indagare su chi viene e chi va. E' un po' come svegliarsi e non fare colazione. Ti manca qualcosa. Chissà se la penseranno così anche i vari dirigenti che si sono battuti nel mese di gennaio per trovare le migliori soluzioni e cogliere al volo opportunità per rinforzare le rose. Forse no, perché magari ti sale lo stress a livelli epici. Scherzi a parte, si è concluso il calciomercato di riparazione. Alle 23 del 31 gennaio è suonato il "famoso" gong. Non un secondo di più. Che poi il "gong" mi fa ricordare un po' il torneo di arti marziali di Dragon Ball, quando cominciavano gli incontri. Vabbè ma a parte i miei ricordi di infanzia che non interessano a nessuno, conta come l'Avellino sia arrivato a questo gong. Di sicuro non scoperto e non impreparato. A Milano, allo Star Hotel Enzo De Vito, Michele Gubitosa e Tommaso Aloisi hanno rappresentato la compagine irpina, in costante contatto telefonico con Taccone padre e figlio per aggiornamenti sugli sviluppi del caso Daprelà ad esempio, che ha rifiutato la maglia dell'Avellino per giocarsi le sue carte al Bari. Non è stata una situazione legata ai soldi. Daprelà voleva restare al Bari, fine del discorso. Inutile addentrarsi in cose più grandi, fare conti in tasca e giudicare quando poi non si hanno le basi per farlo con giusta causa.

Parliamoci chiaro, trovare un terzino non è stato facilissimo. Tra rifiuti di giocatori e società l'Avellino ha fatto quel che poteva. Perché se devi prendere un giocatore forte, la società che ne detiene il cartellino non lo lascia andare via facilmente e poi il giocatore deve prima convincersi di sposare un progetto che racchiude il rischio di non salvarsi. Ipotesi difficile a mio avviso, ma il calcio è strano e bisogna mettere in conto ogni cosa. Quindi, lasciamo stare i processi, non è il tempo e "non è cosa". Elogiamo la dirigenza perchè ha compiuto un'opera di sfoltimento della rosa, il che non è facile vi dico: la bravura di un dirigente la noti soprattutto quando vende e non quando compra.
Facciamo tutti un passo indietro e proviamo a giudicare ogni singolo calciatore che è arrivato nella sessione di gennaio sul campo, una volta che lo stesso abbia dimostrato il proprio valore. Altrimenti è brutto, inutile e alquanto demoralizzante per un calciatore sapere che la piazza non crede in lui ancora prima di mettersi in mostra. E' finita si dice alla fine, come la pagella a scuola viene consegnata al termine dell'anno scolastico. Uno studente potrà prendere anche tutti 3 salvo poi riprendersi e uscire con tutti 8. Il risultato finale è quello che conta. E questo è lo stesso discorso da rivolgere all'operato della società. Se avrà fatto bene o male lo potremo capire solamente quando finirà il campionato. Anche perché al momento Laverone si sta rivelando prezioso e Moretti ha già incantato con il gol all'Entella. L'Avellino ha preso gente che ha fame, che ha voglia di riscatto e che darà tutto per fare bene, funzionali al progetto e in ruoli mirati. Gli svogliati e quelli che vogliono solo svernare non sono gente per questa piazza. Il 24enne Solerio, poi, è un giocatore che potrebbe anche stupirvi.

Adesso serve solamente unità e compattezza verso un unico obiettivo. E credetemi, non sono frasi fatte. Ma lavorare in serenità permette di raggiungere obiettivi in modo più facile. Sentirsi contestati e screditati non deve essere bello, nel calcio così come nella vita di ogni giorno. Andiamoci a prendere questa salvezza, tutti insieme!

Sezione: Editoriale / Data: Mer 01 febbraio 2017 alle 11:01
Autore: Pellegrino Marciano / Twitter: @pellegrinom17
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