Nessun obiettivo dichiarato. Dal presidente al direttore sportivo, è questa la nuova parola d'ordine della dirigenza dell'Avellino nella prossima stagione. Tutti d'accordo, se lo scorso anno l'Avellino partì con l'obiettivo dichiarato dei playoff (tra l'altro centrato), quest'anno si ripartirà parlando innanzitutto di salvezza. I motivi li hanno illustrati i diretti interessati in varie occasioni: non mettere pressione sui giocatori. E' indubbio infatti, come ripeteva spesso Rastelli nel finale di stagione, che l'assillo dei playoff avesse “bloccato” mentalmente i calciatori che non riuscivano ad esprimersi come volevano per paura di non centrare l'obiettivo. Una volta superato lo scoglio la squadra ha ricominciato a stupire, vedi le ottime prestazioni nella post season. Meglio allora giocare a mente libera e quel che arriva arriva. Anche se internamente, nella mente di tutti i dirigenti, l'obiettivo principale resta migliorarsi rispetto allo scorso anno, e quindi inevitabilmente finire meglio dell'ottavo posto.

E' un ragionamento che ci può stare, ci chiediamo soltanto se questo atteggiamento possa rivelarsi invece un'arma a doppio taglio, giustificando i calciatori in caso di risultati negativi che possono cavarsela con un “tanto lottiamo per salvarci”. O un modo per evitare critiche dalla piazza visto che dopo un'annata così è sempre difficile ripetersi e migliorarsi. Staremo a vedere: conoscendo la passionalità del presidente non è escluso che a salvezza acquisita, e nel caso (incrociando le dita) ci si trovi in una buona posizione, si possa cambiare obiettivo e puntare a qualcosa di più prestigioso. Dopotutto è quello che ha sempre fatto l'Avellino: pensare innanzitutto a mantenere la categoria, e poi quel che verrà verrà. Anche perché i calciatori sanno bene che l'Avellino viene da un ottavo posto e una semifinale playoff persa per una traversa, e che ci si vorrà sicuramente ripetere se non migliorare. D'altronde è anche da questo che si riconoscono i calciatori vincenti: avere la forza mentale di reggere la pressione e dare il massimo al momento dello sprint decisivo.

I proclami, dell'uno o dell'altro tenore, lasciamo quindi a mio avviso il tempo che trovano: meglio partire sempre con l'idea di arrivare il più in alto possibile, ai calciatori il compito di realizzare queste ambizioni sul campo, senza troppi elucubrazioni mentali.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 19 giugno 2015 alle 19:00
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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