Un Avellino inaccettabile regala alla Salernitana il secondo derby della stagione. Ma se quello dell'andata era stato risolto dai granata in modo rocambolesco come tutti sanno, dopo che i Lupi avevano condotto per buona parte della gara per poi subire la scioccante rimonta, quello andato in scena all'Arechi ha visto in campo un atteggiamento del tutto sbagliato, dal primo all'ultimo minuto: molle e poco deciso nel primo tempo, eccessivamente nervoso nella ripresa come testimoniano le espulsioni di Molina, per fallo di frustrazione su Kiyine, e Asencio, per insulti all'arbitro. Nervosismo che è poi proseguito al rientro nel tunnel quando si è visto qualche spintone di troppo e l'intervento di alcuni addetti alla sicurezza, con i calciatori rimasti in campo che a testa bassa hanno provato a raggiungere il settore dedicato ai tifosi ospiti per essere respinti dai supporters biancoverdi accorsi in massa per assistere a una prestazione vergognosa.

I derby sono partite da affrontare alla 'morte', calcisticamente parlando ovviamente, con rabbia agonistica, il sangue agli occhi. Ai calciatori irpini invece sembravano tremare le gambe già dall'ingresso in campo, sempre secondi sulla palla, sulla difensiva, incapaci anche di vincere un contrasto e indovinare più di due passaggi di fila. Forse una delle peggiori partite della stagione per come è stata interpretata. Si sarebbe potuto accettare una sconfitta se giunta con onore, lottando fino alla fine e riconoscendo l'onore delle armi all'avversario, ma gettare via una gara in questo modo, davvero no. E come se non bastasse l'onta di regalare ai propri tifosi (duemila al seguito) una prestazione indecorosa, i calciatori hanno pensato anche bene di perdere la testa lasciando addirittura la squadra in nove negli ultimi minuti. Per uscire dal campo a testa bassa fino in fondo.

Avellino che esce dunque con le ossa rotte dall'Arechi e tanti interrogativi che girano nella testa, perché se è vero che le sconfitte accendono sempre un campanello d'allarme, quelle nel derby possono ingigantire i problemi, come il 2-3 dell'andata ha confermato. Novellino ha provato a confermare il 4-2-3-1 che però non gli ha dato garanzie fin dall'inizio: troppo isolato Ardemagni, poco pungente la squadra, troppo distratta (per l'ennesima volta) la difesa che con Morero, anziché un innesto di qualità, ha trovato ancora una fonte di guai come a Foggia; suo l'errore di controllo che dà il "La" al primo gol salernitano. Il tecnico ha provato a correre ai ripari effettuando tutti i cambi tra fine primo tempo e inizio ripresa, ma più che un problema tattico è stato un problema di atteggiamento. Non da derby ma inadatto a qualunque partita. L'Avellino visto in campo oggi avrebbe perso contro qualunque avversario.

E qui tornano a galla anche i limiti caratteriali di una squadra che troppe volte è apparsa in difetto di personalità, incapace di dare la svolta quando la stagione lo richiede. E pensare che dopo i due risultati utili consecutivi la squadra sembrava essersi ritrovata, soprattutto mentalmente. Evidentemente non è così. La Salernitana ringrazia e, con il minimo sforzo, porta a casa derby e tre punti che la staccano nuovamente dai Lupi (ora a -3 dai granata ma con una partita da recuperare) e si mette in una posizione di classifica più comoda. Per l'Avellino la necessità, in settimana, di guardarsi negli occhi, voltare pagine e tirare fuori gli attributi fin dalla prossima partita. La salvezza ora va conquistata con i fatti, sul campo, e non soltanto con le parole.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 11 marzo 2018 alle 17:22
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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