Un famoso proverbio che tante volte ho sentito pronunciare e che mi ha sempre incuriosito è "Tanto va la gatta al lardo finchè ci lascia lo zampino". Cosa vorrà dire? Penserete voi. Ve lo spiego subito. Che a giocare troppo con il fuoco poi ci si brucia. Non avete ancora capito? Bene allora proverò ad essere più elementare possibile. Se l'Avellino affronta una corazzata come quella del Cagliari non può prendersi il lusso di giocare a pallavolo o di ciccare un pallone "tranquillo" in area di rigore a dieci minuti dalla fine. E va bene che l'errore del singolo ci può stare, non vogliamo condannare nessuno, però in partite come queste ci puoi rimettere le penne. Ed è quello che poi è successo, perchè i biancoverdi hanno disputato certamente una partita eccellente dal punto di vista caratteriale e anche fisico, ma alla fine hanno raccolto zero. Solo applausi e un po' di morale. Ma andiamo con ordine prima di analizzare totalmente la partita. E' stata una settimana movimentata, soprattutto in chiave mercato. Sono andati via due scugnizzi: Petricciuolo in prestito al Melfi e Tutino, corteggiato per tre stagioni e poi rivelatosi non utile alla causa, che ha fatto ritorno al Napoli. Due giovani che comunque non hanno lasciato il segno e quindi che non vanno a sconvolgere nessun equilibrio all'interno della rosa. Capitolo attaccante. E' arrivato il portoghese. Aspettate, non è quello che sentiamo sempre nominare prima e dopo le partite, ovvero colui che non paga il biglietto. Questo è portoghese vero, di nazionalità. E' Joao Silva, che all'Avellino ha fatto gol quando vestiva la maglia del Bari. Può essere un buon colpo perchè ha fiuto in area di rigore e può trasformarsi in una valida alternativa. Diamogli fiducia.
Ora, ci siamo tolti il dente del mercato e proseguiamo con la sconfitta contro il Cagliari. Diciamoci la verità, ci rode aver perso. Un po' perchè c'era di mezzo Rastelli che ha provato a nascondere la tensione come un neonato nasconde la voglia della poppata delle 12.30, un po' perchè fino all'errore di Pucino i sardi non avevano creato così tanti pericoli. Ad armi pari sarebbe potuta essere sicuramente un'altra storia.

Vabbè ma è inutile piangere sul latte versato. Abbiamo avuto un'ulteriore conferma, e cioè che la squadra è viva più che mai e che non è battibile così facilmente come all'inizio del campionato. Una prestazione superlativa da parte di Paghera e consentitemi di prendermi il merito di aver creduto sin dall'inizio in questo ragazzo. I miei più affezionati lettori (pochi) ricorderanno quando qualche editoriale fa avevo elogiato le doti dell'ex Lanciano. Ma non solo Paghera, anche Castaldo ha giocato una partita di grande sacrificio, così come Bastien che però porterà con sè il rimorso di non aver realizzato il secondo gol a un metro da Storari aprendo la sagra dei "questo lo facevo anche io". Il calcio però è fatto così. Inutile stare a recriminare. Piccola nota stonata per un Tesser sempre attento: Biraschi. Sulla corsia di destra Barreca e Joao Pedro lo hanno letteralmente annichilito. Il buon Davide poteva magari essere sostituito da un giocatore più veloce come Nica. Avrebbe forse tenuto maggiormente il passo degli avversari. Ora però tocca pensare al Novara, trasferta insiodiosissima senza gli indisponibili D'Angelo e forse Arini e senza soprattutto gli squalificati Paghera e Sbaffo. Sbaffo, Sbaffo! Un gesto istintivo quanto ingenuo che ha lasciato la squadra in dieci uomini a soffrire per gran parte della partita. Avrà modo di pensarci e magari farne tesoro. Detto questo c'è da stare comunque sereni. Nessun dramma. E come cantava il grande Adriano Pappalardo nell'unica sua canzone che possiamo ricordare: "Ricominciamo!" .

Sezione: Editoriale / Data: Ven 29 gennaio 2016 alle 23:25
Autore: Pellegrino Marciano / Twitter: @pellegrinom17
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