Un pareggio carico di paura. Di timore di sbagliare, che ti frena nei momenti importanti della partita. Chiedere ad Ardemagni, ancora una volta protagonista in negativo, che tutto solo davanti a Benussi si è lasciato prima anticipare da Bogdan e poi ipnotizzare dal portiere biancorosso. Un pareggio che ha evidenziato l’assenza di cinismo, di sfrontatezza davanti alla porta avversaria. Lupi timidi, intimoriti. Eppure oggi al Menti, l’Avellino avrebbe potuto far sua la partita, i tre punti. Torna a casa con un punto. Pazienza.

Soddisfa la tenuta difensiva. Diallo cresce di personalità, ma ha bisogno di maturare e di limitare la sua irruenza. Meglio, decisamente meglio Gonzalez rispetto alle ultime due partite da voto basso in pagella. Ancora positivo Djimsiti, che tiene per mano i due compagni e governa la sua zona di campo con la tranquillità di cui avrebbe bisogno tutta la squadra.

L’Avellino visto a Vicenza è una squadra che pecca di qualità in mezzo al campo, dove il dinamismo di Omeonga la fa da padrona. Bravo l’ex Anderlecht, motorino instancabile del reparto nevralgico. Solido e intelligente. C’è poi Soumarè, troppo bersagliato dai commenti negativi, nonostante ce la metta tutta per far tacere qualche bocca troppo larga. Gli infortuni di Gavazzi, Lasik e Molina, oltre al tour de force dell’ultima settimana, non concedono altro a Toscano. Si fa di necessità virtù. Per forza.

L’attacco stenta. Seppur l’Avellino abbia creato le sue occasioni per far male al Vicenza, è mancata quella cattiveria agonistica, il sangue agli occhi per poter affondare il colpo. Ardemagni si porterà la croce addosso per un’altra settimana. Mokulu fa a sportellate col mondo, ma quando c’è da tirare giù la porta si assenta. Castaldo mancherà per un mese, urge bomber per risollevare l’Avellino.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 24 settembre 2016 alle 18:35
Autore: redazione TuttoAvellino / Twitter: @tuttoavellinoit
vedi letture
Print