Tre anni ad Avellino e centrocampista indimenticato. Nando De Napoli porta i colori biancoverdi nel cuore. Ecco uno stralcio dell'intervista fattagli da Giuseppe Forino (Studente del Vivaio di Ottopagine, il corso di giornalismo multimediale organizzato nell'ambito dell'iniziativa scuola lavoro).

Perché il soprannome Rambo?

«Avellino mi ha dato questo soprannome. Al Partenio, anche quando non ce n’era bisogno, bagnavano sempre il campo. Si creava molto fango. Mi sporcavo sempre lottando e mi tenevo sempre stretto la mia maglia, onorandola fino a fine partita. Da giovane somigliavo anche un po’ a Rambo, i miei capelli ricordavano a tutti quelli del veterano della guerra del Vietnam. Per me, ogni partita era una battaglia da vincere.»

Quando hai provato l’emozione più grande da calciatore?

«Il momento più bello fu la convocazione per i Mondiali in Messico nel 1986. E’ una soddisfazione immensa essere l’unico calciatore nella storia dell’Avellino ad essere convocato per una Coppa del Mondo.»

Qual è stata la partita più bella con l’Avellino?

«Sicuramente contro la Juventus. Marcavo Boniek, uno che si fermava solo se veniva sparato (forse). Correva come un dannato. Presi un 9 in pagella, feci una grande partita. La preparai molto bene.»

Segui ancora l’Avellino?

«L’Avellino è la squadra del mio cuore. La seguo ogni sabato. Mi auguro che faccia bene per la gioia dei tifosi. Meritano davvero grandi palcoscenici. I tifosi dell’Avellino sono ovunque. Sono sempre pronti a sostenere la squadra anche nei momenti più bui. E’ fondamentale che ritorni la “Legge del Partenio", così da intimorire agli avversari».

 

Sezione: Ex biancoverdi / Data: Lun 02 gennaio 2017 alle 12:00
Autore: Pellegrino Marciano / Twitter: @pellegrinom17
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