L'ormai ex difensore dell'Avellino, Armando Izzo, intervistato dal "Secolo XIX", ha raccontato la sua esperienza calcistica. «Per un napoletano il sogno di una vita è giocare nel Napoli. Però ora per me il Genoa è come il Napoli, essere qua mi sembra un sogno».

Da Scampia alla serie A, il percorso è lungo e pieno di ostacoli. «Mi sono tenuto fuori dalle situazioni pericolose, l’ho fatto per due motivi: per mia madre e per il calcio», ha raccontato lo stesso Izzo, non nascondendo i rischi che può correre un ragazzo che cresce in una realtà in cui si incrociano criminalità e povertà.

La sua prima squadra è stata l’Arci Scampia, poi la nota il Napoli e diventa uno dei talenti più promettente del settore giovanile. Alla fine però il Napoli l’ha lasciata andare. 
«Ho perso mio papà quando avevo 10 anni, è stato il primo a credere che potessi diventare un calciatore. Il Napoli è un sogno, lì sono cresciuto e lì speravo di tornare. Dico la verità, sono rimasto deluso. Un mese fa però è venuto fuori l’interessamento del Genoa ed eccomi pronto a giocarmi questa chance».

La dedica a chi va? 
«A mio papà che non c’è più, a mia mamma e ai miei quattro fratelli, tutti più piccoli. E naturalmente al mio agente, Paolo Palermo, che per me è stato un secondo padre. Quando avevo 17 anni non volevo più giocare a calcio, mi ha seguito, mi ha spronato, mi ha spinto a continuare. Gli devo molto».

Si dice che Mazzarri le abbia dato i soldi per comprare le scarpe durante il ritiro con la prima squadra del Napoli, è vero? 
«Sì, è stato un gesto che non dimenticherò mai. Non avevo le scarpe da ginnastica, il mister intervenne e mi aiutò».

Quali sono i suoi modelli? 
«Sergio Ramos e Mascherano».

Da Napoli sono arrivati prima Criscito e poi Bocchetti, che con il Genoa sono andati in Nazionale. «Conosco bene Sasà, veniamo più o meno dallo stesso quartiere e siamo amici. Ripetere quello che è riuscito a fare lui, come lo stesso Criscito, sarebbe bellissimo, metterò tutto me stesso per riuscirci. Sasà ripete sempre che ci vuole la cazzimma, uno modo di dire napoletano difficile da tradurre, più o meno significa la cattiveria giusta, la convinzione. Quella non mi manca».

Sezione: Ex biancoverdi / Data: Dom 20 luglio 2014 alle 14:00 / Fonte: Secolo XIX
Autore: Pasquale Nappo
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