Protagonista di "MITI", in onda su Prima Tivvù, l'ex centrocampista dell'Avellino Salvatore Sullo si è raccontato calcisticamente ed umanamente. Origini irpine da genitori di Castelvetere sul Calore, Sullo ha dovuto sconfiggere una malattia ai tempi del Messina: "Dopo essere stato l'idolo di Messina col rigore segnato nella finale playoff contro il Catania che valse la promozione in B, ho dovuto lottare con un tumore. Dopo avercela fatta venivo trattato diversamente. Ogni cosa che io facessi andava sempre bene. Non mi piaceva affatto. Decisi di andare via. Nel gennaio del 2007 mi cercò la Cavese del ds Dionisio ma soprattutto l'Avellino, nella figura del direttore Maglione. Accettai il biancoverde perchè volevo chiudere un cerchio e riprendermi ciò che mi era stato tolto vent'anni prima. E' stato un errore, posso dirlo francamente. Ho anche pensato che sia stata una manovra solo per soffiarmi alla Cavese. Tutti si aspettavano il miglior Sullo, ma arrivai da 37enne e avevo già espresso il meglio in altre piazze. Tornai per il gusto di vestire la maglia dell'Avellino, devo ammetterlo". Sulla trattativa: "Ho fatto una scommessa con il presidente Pugliese. Nessuno lo sa ma il mio stipendio era di 1.200 euro al mese. Gli dissi che avremmo scommesso quello che lui voleva darmi e lo avremmo raddoppiato in caso di promozione sul contratto della stagione successiva. Andammo in Serie B contro il Foggia, ma quei soldi non li ho mai visti. Sono stato costretto - dice - ad andare via sotto pressioni anche becere. Si diceva che l'Avellino non potesse fare mercato a causa del mio contratto oneroso. Siccome vivo la città ho deciso di andare via. Non potevo accettare queste dicerie. Col senno di poi posso dire che ho sbagliato a tornare".

Sullo parla della sua esperienza sulla panchina della Nazionale come vice di mister Ventura: "Non è un club. E' un lavoro diverso. E' stato un grandissimo onore, che tocca a pochi eletti. Un'esperienza che mi sono goduto fino alla fine". La mancata qualificazione ai Mondiali 2018: "Ci è toccato forse l'avversario più difficile. Non voglio tornarci su, ma la sconfitta fa parte del gioco. Chi è uomo di sport deve accettare la sconfitta senza esasperazioni. Io la penso così. Ovviamente mi è dispiaciuto tanto non aver centrato l'obiettivo, questo è normale". Sull'Avellino di oggi: "Bucaro è un mio amico fraterno, ma nel calcio come nella vita credo che ognuno abbia ciò che si merita. Se ce la metteranno tutta e dimostreranno di meritarsi la vittoria del campionato sono sicuro che ce la faranno". 

Sezione: Copertina / Data: Mar 12 marzo 2019 alle 13:18
Autore: redazione TuttoAvellino / Twitter: @tuttoavellinoit
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