Che sia stata una partita molto difficile sul piano dell'intensità per l'Avellino è sicuramente fuori dubbio. In casa, contro una formazione tosta che ti gioca a specchio e che per giunta dà il meglio di sè in trasferta non è il massimo. E' in sostanza il riassunto di Avellino-Ternana. Una gara dalle due facce, un po' complessa, ma alla fine per certi versi prevedibile. Come prevedibile era forse l'unico punto di forza degli umbri nella sfida del Partenio-Lombardi, ovvero, il gigante Avenatti. Otto gol in campionato per un giocatore che vanta 1 metro e 96 di altezza. Decisamente troppi per Pisacane, Chiosa e Fabbro. Tre ottimi centrali, ma che non hanno dalla loro tanti centimetri. E' successo sostanzialmente questo: un colpo di testa, un punto guadagnato. A fare la partita ci ha pensato poi l'Avellino, che collezionando numerose palle gol, tra tutte la doppia chance capitata a Zito ha esaltato ancora una volta un grande Brignoli. E' pur vero che lo ha comprato la Juventus, ma l'estremo difensore delle Fere quando vede biancoverde si esalta parecchio. Una partita inizialmente noiosa, smossa solo dal calcio di rigore guadagnato da un Almici schierato in campo a sorpresa nel 3-5-2. Una buona incursione in area dell'ex Latina e un fallo ingenuo di Crecco hanno permesso a Castaldo di fare 15 in campionato. Da lì, poi, l'assedio biancoverde alla ricerca del raddoppio. Ma è venuto fuori uno dei limiti dell'Avellino: i calci piazzati. Avenatti ci ha messo del suo forse commettendo fallo su Fabbro, diretto marcatore. Sta di fatto che il centrale friulano non ha potuto nulla contro la stazza fisica possente del centravanti rossoverde.

Nella ripresa i biancoverdi hanno dominato ronzando costantemente intorno all'area di rigore avversaria. Troppa poca cosa il palleggio di Viola e gli inserimenti di un Gavazzi super. E' mancato lo spunto decisivo agli irpini. Anzi no, quello c'era stato: un'altra magia di Castaldo in mezza rovesciata annullata per fuorigioco inesistente. Si sarebbe andati sul 2-1 e magari sarebbe finita così. Niente da fare. Rastelli ha guidato l'assalto ai tre punti forse in maniera troppo difensiva. Ok agli inserimenti di Zito e Regoli al posto degli stanchi Sbaffo e Almici, ma il terzo cambio andava probabilmente gestito meglio; magari bisognava schierare un attaccante per rimpolpare il pacchetto offensivo. La scelta, invece è ricaduta su Schiavon. Giocatore che ha poi regalato poco alla partita, se non un tiro alto e svirgolato. Con in panchina Comi, Soumarè e Mokulu l'azzardo andava fatto visto che Trotta pian piano è uscito dalla partita. Serviva la vittoria per agguantare un secondo posto troppo bello per essere vero. Va bene, comunque, anche così.

Sezione: Copertina / Data: Dom 01 marzo 2015 alle 08:30
Autore: Pellegrino Marciano / Twitter: @pellegrinom17
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