Ospite alla trasmissione di Prima Tivvù, "Un lupo in famiglia", l'esterno dell'Avellino, Fabio Tito, ha parlato della sua esperienza in biancoverde, di queste prime settimane in Irpinia e ha ripercorso la sua carriera, affermando come da giovane, a 18 anni, abbia anche lasciato il calcio, per poi ricominciare.
Queste le parole del giocatore: "Ho voluto fortemente Avellino, diciamo che fossi arrivato prima sarebbe stato meglio per tutti, soprattutto per mettermi prima in condizione visto che non giocavo da marzo. L'importante però è che adesso sono qui e sto lavorando tutti i giorni per rimettermi al massimo della forma. La trattativa è stata lunga ma la mia volontà è sempre stata quella di venire ad Avellino. C'erano stati accostamenti con il Foggia ma avevo chiesto al mio agente solo se c'era la possibilità di giocare in Irpinia e quindi non ho valutato altro quando poi sono stato contattato dalla dirigenza avellinese".
La scelta di Avellino: "E' una piazza storica, importante, vincente, ambiziosa, con una società all'avanguardia e sicuramente la Serie C a questa piazza sta molto stretta. Le ambizioni della società si sono combaciate con i miei obiettivi, avevo deciso di cambiare piazza già a gennaio scorso e puntare a qualcosa di ambizioso e ora sono dove ho sempre voluto".
Il carattere: "Sono un ragazzo buono, devo solo ricevere un torto per farmi come nemico, ma sono uno che accetta le scuse sincere e pronto a ricominciare. Nello spogliatoio sono uno che si mette a disposizione, cerco di aiutare i giovani e chi ha bisogno di un consiglio".
Stop con il calcio: "Sono cresciuto nelle giovanili del Napoli, poi a 18 anni, alla fine di un percorso, avevo visto che dopo tanti sacrifici fatti, non volevo continuare a gravare sulle spalle della mia famiglia e quindi se non avessi trovato una squadra avrei mollato. Mio padre mi accompagnava da Castellammare a Napoli tutti i giorni, inoltre vedevo cose che non dovevo vedere nel mondo del calcio e quindi mi venne l'idea di dire ma chi me lo fa fare. Avevo fatto la scelta di mollare, sono stato fermo 4-5 mesi e stavo lavorando, aiutando la famiglia con molta umiltà. Poi un giorno l'allenatore Matarrese mi fece rientrare facendomi allenare nella Scafatese in Eccellenza e da lì sono rinato, nel ruolo di terzino".
La carriera: "Dopo Scafati sono stato all'Ischia Isola Verde, dove sono esploso, poi grazie all'Ischia sono arrivato in Serie C, con Campilongo che mi fece fare grandi cose. Poi a Matera, a Benevento, Casertana, poi Foggia con De Zerbi, poi all'Andria, Vibonese e poi eccomi qui. Tutti questi cambi di squadra mi hanno fatto crescere, sono un duro a morire, la nascita di mio figlio mi ha dato tanto insieme alla mia compagna".
Sull'Avellino e i tifosi: "Sono venuto qui per giocare in un Partenio stracolmo e speriamo quanto prima passi questa emergenza e si possano riaprire gli stadi. Io penso che il desiderio di tutti sia quello di giocare con i tifosi, davanti a una bolgia, a tanta gente che ti sostiene e quindi si spera che questa emergenza passi presto, non solo per gli stadi ovviamente, ma per la salute di tutti. Con i tifosi in campo cambia tutto. La spinta che ti danno, anche fuori casa, è importante. Senza tifosi è come se fossero sempre partite di allenamento o amichevoli. E' bello avere i tifosi anche quando magari ti dicono qualche parola dagli spalti, perchè il tifoso paga il biglietto ma noi da professionisti dobbiamo far fronte anche a questo".
Un sogno nel cassetto: "Non vorrei dirlo, magari arrivare almeno in Serie B con questa maglia. Chiaro che l'obiettivo di un calciatore sia arrivare in Serie A, ma per ora ti dico la Serie B con i lupi, poi si vedrà. Di Avellino ricordo la gara allo Juventus Stadium, a Bologna quando sfiorò la Serie A, lo spettacolo dei tifosi, la sciarpata. E' una piazza che mi ha sempre coinvolto, da campano, mi ha sempre emozionato e ora giocare per questi colori è un onore. E' una piazza che ha tifosi anche a nord, gente che segue i lupi e che soffre perchè è lontana dalla propria terra".
Sul gruppo: "I compagni li ho ringraziati da subito perchè mi hanno accettato alla grande nello spogliatoio. E' un gruppo sanissimo, ci rispettiamo, vogliamo compattarci. E' una squadra nuova, tolti Laezza e Marco Silvestri che sono qui dall'anno scorso, siamo tutti nuovi. E' normale che c'è bisogno di tempo per amalgamarsi e trovare le giuste condizioni per fare bene".
Su Bernardotto: "Gli ho rotto un pò le scatole quando era qua e io ancora aspettavo da casa. Gli ho chiesto di fare qualcosa per farmi arrivare, di parlare con Di Somma, con qualcuno. L'ho corrotto un pò diciamo. Il più simpatico? Non saprei, forse io sono sul podio, li faccio sorridere e divertire dai".
Su Braglia: "E' uno che ti dice le cose in faccia e non lo scopro certo io. Sul campo lo conosciamo tutti, parlano i fatti, ha vinto 4 campionati di C e quindi che cosa gli si può dire, parlano i fatti per lui. Ha lanciato tanti giocatori e con un mister del genere puoi solo crescere e ambire ad altri traguardi".
Sul ruolo: "Sono venuto qui come terzino, facevo il quarto di difesa, qui in un 3-5-2 faccio spesso tutta la fascia ed è un pò diverso ma mi piace lo stesso. L'ultima volta che ho fatto il quinto è stato 5 anni fa ad Andria, ma mi sto adattando bene senza problemi".
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