Protagonista recente del calcio campano è sicuramente Marco Capparella: Avellino, Napoli, Juve Stabia, Casertana, fino alla discesa nelle categorie minori. La sua avventura inizia nel 2003 con il passaggio dal Sora all'Avellino, e lo racconta lui stesso a Sportdelsud.it: “Abbiamo vinto quel campionato di Serie C con un cammino allucinante, contro squadre forti come il Pescara di Calaiò. Eravamo un gruppo coeso, uno spogliatoio vincente. È stata una promozione fantastica, una stagione che porto sicuramente nel cuore. C'erano tanti calciatori di talento, c'era un giovanissimo Nocerino di appena 18 anni, Sardo e Kutuzov che poi sarebbero approdati in A. Potevamo toglierci belle soddisfazioni, ma nonostante un ottimo girone di ritorno abbiamo pagato l'avvio stentato e alla fine siamo retrocessi.

In panchina c'era Zeman: in ritiro l'ho odiato. Poi ho capito che tutto era finalizzato a farci rendere al massimo. Nel girone di ritorno ero un proiettile, non mi prendeva nessuno. Lui è una persona fantastica, avevamo un bel rapporto. Mi ha insegnato tantissime cose, soprattutto a correre senza palla. Grazie a lui la mia carriera ha svoltato. Avellino è una grande piazza che merita ben altri palcoscenici, addirittura la Serie A”. 

Poi il passaggio al Napoli e la finale playoff persa proprio contro l'Avellino: "Abbiamo strappato due promozioni dalla C alla A difficilissime. Contro di noi tutti facevano la “partita della vita”. Col senno di poi dico che è stato meglio aver perso la finale playoff contro l’Avellino alla prima stagione. Non eravamo ancora pronti, anche a livello organizzativo. Per allenarci giravamo i campi della provincia, non avevamo neppure una struttura fissa. L’anno dopo, invece, è stato tutto più semplice e abbiamo vinto in scioltezza".

Sezione: Ex biancoverdi / Data: Ven 06 maggio 2022 alle 10:30
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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