Vincenzo Riccio, uno degli indimenticati protagonisti dell'Avellino di qualche anno fa, autore di due promozioni in biancoverde, ha parlato oggi ai microfoni de Il Mattino: "Con l’Avellino ho vinto perché sono stato un giocatore operaio. Dalla splendida vittoria nella post season contro il Napoli di De Laurentiis che ci schiuse le porte della B, quando nessuno avrebbe scommesso un centesimo su di noi, alla terribile appendice di campionato quando, grazie al gol di Rivaldo contro il Foggia, guadagnammo la serie cadetta, le squadre si contraddistinguevano sempre per una robusta sinergia corale, utile a garantire in campo concretezza e risultati. In Serie C ci vogliono soldati, non sergenti.

L’Avellino non può vivacchiare ancora in serie C, ma attenzione: con un passato glorioso e forse neppure allestendo uno squadrone si vince. Per quanto mi riguarda, i traguardi importanti si raggiungono con i giocatori che hanno fame di riscatto. Quelli veramente motivati. Io, quando ritornai in biancoverde dopo dieci anni, avevo voglia di mangiarmi l’erba. E come me tanti. Il compito più difficile, per una squadra, è trovare la giusta coesione. Il vero lavoro paradossalmente sta fuori dal rettangolo di gioco. Ovviamente, con i giocatori giusti nello spogliatoio, altrimenti rischia di esplodere. Ecco perché, al di là dei nomi altisonanti, occorre innanzitutto un gruppo unito e grintoso.

Ma basta con i paragoni con l’Avellino delle epoche remote. Oggi c’è l’Avellino di D’Agostino, pronto per raggiungere traguardi prestigiosi. I giocatori, però, devono poter far leva sulla piena tranquillità, proprio perché giocano in una piazza difficile. Su questo è sicuramente bravo il direttore sportivo Enzo De Vito, proprio come fece con noi Pavarese, quando vincemmo i playoff contro il Napoli".

Sezione: Ex biancoverdi / Data: Mar 05 luglio 2022 alle 10:07
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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