<<Che ci vuoi fare, è andata com'è andata>>. <<E' andata male>>.  Si racchiude in questo simpatico sketch tra Terence Hill e Bud Spencer nel celebre film "I due superpiedi quasi piatti" la serata dell'Avellino che, proprio come i due protagonisti era andata alla ricerca di qualcosa di positivo per il proprio futuro, ritrovandosi poi in un'avventura non molto apprezzata. Ecco, la partita del "Cabassi" ha fatto storcere il naso a molti tifosi biancoverdi che per la prima volta si sono dovuti sorbire una divisa completamente nera che di certo sarà d'ora in poi considerata come una sorta di uccello del malaugurio. Le scaramanzie da queste parti sono cosa ben nota, ma al di là di tutto è stata una sfida impari dal primo minuto. Un Carpi voglioso di mettere le cose in chiaro sin da subito, di far vedere che in Emilia Romagna non si passa. C'era riuscito solamente il Livorno nell'impresa, perchè di impresa, a questo punto, si tratta. Castori ha messo in campo undici leoni che hanno preso a pallonate gli avversari. Avete presente quando dopo una fitta nevicata i bambini scendono in strada per lanciarsi le palle di neve? Perfetto. Il bullo della situazione era la capolista. Avellino incapace di reagire, se non in un paio di occasioni, non sfruttate ovviamente. Inutile girarci attorno. Quando Castaldo non c'è i topi ballano. Il bello è che il numero 10 dell'Avellino c'era eccome, ma non ha fornito la solita performance da top player. E' fisiologico un lieve calo ogni tanto per uno che ha giocato 28 partite su 28. E poi, se il sogno è la Serie A non puoi andarci aggrappandoti solamente al singolo. Mettiamola così, Gomis e compagni hanno compiuto un'opera buona. Quale? Quella di far tornare al gol e alla vittoria la formazione di Castori, che dal 30 gennaio non metteva a segno una marcatura e che aveva inanellato ben quattro pareggi di fila per 0-0. Ci resta l'ironia per una serata totalmente da dimenticare. Per carità, nulla è compromesso. Non si era campioni prima e non si è brocchi ora, volendo utilizzare un'espressione puramente calcistica. Però fa male. Fa male per i circa 800 tifosi giunti al "Cabassi" e fa ancor più male soprattutto se si dà una sbirciatina agli altri risultati, dove Vicenza e Bologna pareggiano a domicilio.

Una sconfitta più che meritata che permetterà ai giocatori avellinesi di fare un bel bagno di umiltà, dote da sempre presente nella testa di ognuno dei ragazzi, ma che può leggermente scemare dopo un momento bello come quello appena vissuto: cinque risultati utili consecutivi avevano fatto venire l'acquolina in bocca un po' a tutti. Ma il Lupo è vivo più che mai. Guai a fare drammi, non è il momento. Sabato ci aspetta un'altra finale, contro una squadra che all'andata ha rifilato ben quattro sberle ai biancoverdi, il Bari. Tutti allo stadio, numerosi. Nei momenti complicati più che nelle altre occasioni. Il sogno non è ancora svAnito.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 03 marzo 2015 alle 22:58
Autore: Pellegrino Marciano / Twitter: @pellegrinom17
vedi letture
Print