C'era una volta il campo 'amico', il tuo stadio, quello all'interno del quale ti senti al sicuro e in cui raccogli buona parte dei punti di una stagione, sospinto dal calore del tuo pubblico. Ma per l'Avellino, in questa stagione, il Partenio si è trasformato piuttosto in un campo 'nemico', un campo tabù come neanche il 'Massimino' di Catania o il 'Barbera' di Palermo, in cui vincere è diventato quasi impossibile. E' un paradosso quasi impossibile da spiegare quello dell'Avellino, 8 vittorie su 11 lontano dal Partenio, solo quattro successi casalinghi su dodici, e un secondo posto che resiste ancora, facendo ancora più rabbia perchè sarebbe bastato mantenere un andamento 'normale' in casa per essere a ridosso della Juve Stabia capolista, e invece si vede sfumare l'ennesima occasione di riavvicinarsi alla vetta. Si starà festeggiando probabilmente questa sera a Castellammare, sulle sventure dell'Avellino, che si vede fischiato anche dal proprio pubblico, spazientito dall'ennesima delusione interna della stagione, un paradosso nel paradosso per una squadra seconda in classifica e che solo nove giorni fa ha vinto a Foggia. Restano 7 i punti di distacco dalle Vespe, +1 il vantaggio sul Benevento mentre il Picerno vincendo il recupero contro il Catania potrebbe anche scavalcare i Lupi.
Difficile trovare una spiegazione, si potrebbe tirare in ballo la pressione del pubblico, ma se si vince in stadi come quelli di Benevento, Foggia, Crotone, come si può parlare di pressione da parte di uno stadio che invece ti sostiene? Probabilmente l'ansia del risultato a tutti i costi? Si può parlare di atteggiamento di squadre che vengono al Partenio per chiudersi, è vero e il Sorrento ne ha dato dimostrazione, ma l'Avellino non ha vinto neanche contro squadre che hanno giocato maggiormente a viso aperto come la stessa Juve Stabia (che va detto ha pareggiato al 92' su un episodio), o il Giugliano che ne ha fatti tre. E' anche vero che l'Avellino aveva trovato a un certo punto anche la quadra giusta vincendone quattro di fila in casa, poi l'inspiegabile blackout. O banalmente si tratta solo di episodi, un fatale scherzo del destino che ha accumulato tanti episodi a sfavore in rapida sequenza: errori sottoporta, errori difensivi, errori arbitrali, che combinati in diverso modo hanno portato a non vincere le ultime sei in casa.
Eppure la squadra ha interpretato bene la gara, ha fatto la partita in lungo e in largo, ha dominato nel possesso palla e nel numero di occasioni create, ha subito un solo tiro in porta e qui ha preso gol. Ma soprattutto non è riuscita a capitalizzare in gol la mole di gioco creata. A tratti l'Avellino è apparso troppo morbido, superficiale, sufficiente nelle giocate quasi a voler prendere il Sorrento per sfinimento, come a dire 'prima o poi il gol arriverà'. Invece a parte la sfuriata di Sgarbi nel primo tempo, che ha trovato un Del Sorbo sempre attento che ha anche evitato un gol che sembrava fatto a Rigione, per il resto la squadra biancoverde ha fatto solo il solletico al muro eretto da Maiuri, ancor più dopo l'espulsione di Blondett: quanche tiro in braccio al portiere, quanche conclusione alta, tante belle manovre non concluse poi nel modo giusto. E se non sei concreto, alla fine lo paghi.
Peccato perché ci sarebbero anche tante cose positive da commentare e che passano in secondo piano in una serata così: l'esperimento del 4-2-3-1 andato anche bene per qualità del gioco espressa, la grande partita di Varela (il migliore nel primo tempo) nella posizione a lui più consona, quella di trequartista, il ritorno in campo di Russo, seppur appesantito e chiaramente privo del ritmo partita. Un modulo che permette di sfruttare meglio tutto il potenziale offensivo in rosa (anche alla luce del nuovo arrivo di Michele D'Ausilio) e che favorisce le rapide incursioni di Sgarbi, Ricciardi, Varela o chi per essi; forse non è un caso che col ritorno al 3-5-2, nel tentativo forse di sbloccare il risultato tornando a un modulo più conosciuto, l'Avellino abbia poi prodotto ancora meno, regalando spesso palla al Sorrento.
Va fatto infine un plauso al Sorrento, che ha giocato indiscutibilmente la gara che doveva: attenta fin dall'inizio, abbottonata ancor più dopo essere rimasta in dieci, capace di contenere le sfuriate dell'Avellino e colpire nell'unico tiro in porta. Non a caso è la squadra più in forma del momento e va a cogliere il quarto successo di fila su quattro nel girone di ritorno. Per l'Avellino, invece, tanti rimorsi e la prospettiva, forse di dover cominciare a pensare seriamente al miglior piazzamento possibile in vista dei playoff.
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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