Ciao mister, credo che questo sia senza dubbio l'editoriale più difficile da scrivere. Sono successe tante, troppe cose in queste ultime ore che mettere in ordine gli avvenimenti e capire tutto con precisione non è mica semplice. Purtroppo, però, la situazione, il concreto, il dato di fatto è piuttosto chiaro. Rastelli al Cagliari e addio Avellino. Ma in che modo, poi. Parliamoci chiaro, da uomini. Sono convinto tu ci riesca ancora. Va bene la grande occasione in una piazza che ti offre tanto, sia tecnicamente che economicamente (che alla fine tutto gira e rigira intorno al dio denaro) ma lasciarsi così no, non va. E non è per un semplice capriccio della dirigenza o un motivo futile. Qui si tratta di rispetto. Rispetto per chi ha creduto sempre in te. Rispetto per chi ti ha osannato, ma anche criticato, certamente. Ma Avellino o la si ama o la si odia. Il tifo è passionale, sanguigno, spontaneo. Ti osanna quando fai bene ma ti sbatte tutto in faccia quando le cose non vanno. E' bello per questo essere avellinesi. E onestamente, tu lo sai, non ci hai fatto una gran figura. Guardare negli occhi chi ti stima con un altro accordo già in tasca. Che brutta situazione. E lo sappiamo che al tuo posto avremmo tutti scelto Cagliari. Potevi però andare via da vincente, a testa alta, con la serietà e la professionalità che ti ha sempre contraddistinto. Sempre, tranne negli ultimi tre giorni. Negli occhi della gente si legge la delusione. Ci credevano tutti al tuo rinnovo; presidente in primis. Forse, ma che dico forse, sicuramente, l'unico a non crederci mai sei stato proprio tu. E questo fa male a una piazza che "vive di calcio". Sai chi ha utilizzato questa frase? Il tuo successore (Tesser). Con lui si apre un nuovo ciclo, un altro capitolo di questo club che fa parlare l'Italia intera. Sarà adeguato? Chi lo sa, ma per il momento non ci importa. Ha mostrato interesse, curiosità e tanta ammirazione verso la piazza. Sono questi gli elementi che contano, al di là dei risultati. Sì, perchè gli allenatori passano, caro mister, e l'amarezza di una separazione brusca passerà con essi. Ciò che resta sono i colori, le voci che si alzano al cielo e incitano undici giocatori, che si spera possano essere prima uomini e poi calciatori. Lo slogan qui ad Avellino non cambia. Peccato tu non lo abbia imparato in tre anni e probabilmente non lo imparerai mai. Pazienza, ognuno è fatto a modo suo. 

Tutto sommato, in bocca al Lupo e tanti auguri per il prosieguo della tua carriera, che sarà di certo brillante. Questo te lo dobbiamo, perchè insieme a te abbiamo sognato, gioito e creduto di poter conquistare un qualcosa di inimmaginabile. Ci hai messo lo zampino e te ne siamo grati. Magari chi ti voleva lontano da Avellino, ora ti rimpiange. Ma il calcio è fatto così. Dovrebbe essere solo un gioco, uno sport in cui non bisognerebbe prendersi troppo sul serio, ma ci rendiamo conto che a volte i sentimenti prevalgono e lo sconforto prende il sopravvento. Incassiamo e andiamo avanti. Ancora una volta, provando a rialzarci più forti di prima. Tre anni non si cancellano in due ore, ma probabilmente non è così per tutti. In questo gioco è difficile, e come se è difficile, ragionare prima con il cuore e poi con il cervello. Questo è l'ultimo dei tanti insegnamenti che ci hai regalato. Ciao mister.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 11 giugno 2015 alle 00:58
Autore: Pellegrino Marciano / Twitter: @pellegrinom17
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