Ospite della trasmissione "Un lupo in famiglia" di Prima Tivvù, questa settimana è stato il portiere dell'Avellino, Francesco Forte, che ha analizzato lo stato di forma della squadra biancoverde ma ha anche parlato della carriera e di tante altre curiosità.
Queste le sue parole: "Penso di essere stato il primo nuovo acquisto dell'Avellino in estate. Dal momento in cui non avevo rinnovato a Carrara c'è stata subito la chiamata dell'Avellino e quindi ci siamo parlati con il direttore Di Somma ed ora eccomi qui. Non ho rinnovato a Carrara per discorsi ampi, eravamo arrivati in semifinale playoff, perdendo al 120' con il Bari, poi c'è stata questa chiamata dei lupi e ho accettato senza esitazioni. Non ho avuto nessuno dubbio perchè dal momento che la società prende uno come Braglia la musica cambia. Non c'è stata nessuna esitazione nell'accettare".
La finale con la Vigor Lamezia: "Nel 2010 ci fu questa finale playoff in Serie D con l'Avellino, io ero giovanissimo alla Vigor Lamezia, neanche maggiorenne. Ci giocavamo tanto, era un motivo di orgoglio affrontare l'Avellino e ci tenevamo molto a fare bella figura. Mi ricordo uno stadio stracolmo tutto colorato di verde. Volevamo fare bene e vincemmo contro l'Avellino".
La passione nata da bambino: "Io ho iniziato giovanissimo per strada, senza settore giovanili, inizio a giocare poi in Seconda Categoria con la Campora San Giovanni nel mio poaese a 16 anni. Ricordo la prima partita che facemmo in campionato ce la diedero persa a tavolino perchè giocai io che non avevo un documento firmato dai miei genitori, visto che avevo 16 anni. Sul campo vincemmo, però poi perdemmo a tavolino. Poi mi notò la Vigor Lamezia e mi portò in Serie D, comprandomi per un sacco di palloni e 15 casacche che fecero reperire al mio club. Poi è partita la mia carriera, con il Lamezia che poi ha giocato diversi anni in C2".
Un giro di prestiti: "Mi prese il Carpi, con l'allenatore Castori, ma mi girarono in prestito in C2, a Gavorrano, Aversa Normanna, poi ritornai a Lamezia. E poi ho passato ogni anno con un club, il Rende, Gavorrano, Maceratese, Viterbese e poi Carrarese".
La migliore stagione a Carrara: "Parto con il dire che l'anno prima vivemmo praticamente un dramma, con la Viterbese, che era stata costruita per il vertice. Poi partimmo tardi, il presidente Camilli voleva giocare in un altro girone. A gennaio, con l'arrivo di un nuovo allenatore mi misero fuori rosa, e sono stato male, addossandomi colpe che non avevo. Non ho mollato, perchè sapevo che l'occasione giusta sarebbe arrivata. E arrivò la Carrarese, mi chiamò l'ex portiere Berti e mi portò alla Carrarese con mister Baldini. A Carrara la mia migliore stagione in carriera, siamo arrivati secondi, poi ai playoff stavamo sognando e con il Bari eravamo ad un passo dai rigori e al 120° perdemmo. E' stato però un campionato importante".
Pensare di mollare: "Si pensai di mollare tutto quando ho perso mia madre qualche anno fa".
Il ruolo del portiere: "Sei un uomo solitario, convivi da solo. C'era un libro "la solitudine dei numeri 1" ed è verissimo. Devi convivere su questa situazione. Inoltre un tuo errore è decisivo. L'attaccante sbaglia un gol e vabbè, magari segna un gol l'azione dopo. Il portiere invece se fa un errore, prendi il gol e una papera è sotto gli occhi di tutti, e magari può essere decisivo. A me piace parlare tanto in campo. Da dietro mi accorgo delle linee della difesa, inserimenti alle spalle, un posizionamento sbagliato, situazioni di gioco non precise".
2 rigori parati ad un attaccante che non aveva mai sbagliato: "Il ricordo più bello in carriera è legato ad un episodio buffissimo, ero nel Gavorrano e affrontammo una squadra che aveva questo attaccante che non aveva mai sbagliato un rigore, un pò il record come Balotelli. Prima della partita dissi ai copagni che gli avrei parato un rigre a questo attaccante. nella partita, dopo pochi minuti, rigore per loro. Si presenta questo attaccante, tira e gliela devio sul palo, sulla respinta tirano alto. Secondo tempo, altro rigore per loro. Si ripresenta lui, avvelenato nero per aver perso quel record, tira un rigore pessimo, centrale, sperando che io mi muovessi e io lo intercettai senza neanche muovermi. A fine partita mi dispiacque per lui che lo vidi era sconfortato".
Allenamento dei portieri: "Nell'era attuale la preparazione del portiere è cambiata tanto rispetto agli anni precedenti. Noi abbiamo la fortuna di avere Angelo Pagotto, che è stato un ottimo portiere e conosce benissimo il ruolo. Lavora molto e ti fa stare sempre sul pezzo, ti sprona sempre a fare il massimo, devi stare sempre sul pezzo".
Il calciatore che più lo ha stupito: "Ho avuto la fortuna durante gli anni di avere sempre uno che ha fatto una grande carriera. L'anno scorso a Carrara avevo in squadra Tavano e Maccarone, due grandi attaccanti e ho notato la loro umiltà, a 40 anni, andare in allenamento a 2000 all'ora, dopo che hanno vinto tante cose importanti".
A chi mi ispiro: "Essendo tifoso interista mi ispiro a Toldo. Mi piace molto lui, sono crescuto con la sua fama, ricordo quella partita con l'Olanda. Ora mi piace molto Ter-Stegen".
Il carattere: "Sono uno molto permaloso, tantissimo. Cerco di stemperare un pò la cosa e poi sono un rosicone. Sono uno molto critico con me stesso e perfezionista".
Con mister Braglia: "Mai avuto un problema con il mister, non gli ho dato mai la cosa di potermi attaccare. Quando fa le battute lo assecondo".
Il sogno nel cassetto: "Semplice, quando smetterò non avere nessun rimorso per quello che è stato e che poteva essere".
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