-Din din.
-Chi è?
-Marcolin. Sono qui per il lavoro di allenatore che mi avete offerto.
-Prego mister, si accomodi.
Ecco, me la immagino un po' così la scena dell'incontro in sede tra il nuovo tecnico dell'Avellino e la dirigenza. Forse non è andata così, ma vi confesso che la rima mi faceva troppo gola. Un po' difficile parlare della partita contro il Crotone dopo lo scossone che c'è stato in settimana. I vertici societari hanno deciso di mandare via Attilio Tesser non per gli scarsi risultati ottenuti di recente, ma per la mancanza di grinta in campo. Bah, motivazione che ci può stare assolutamente, ma permettetemi tutti, anche chi criticava l'ex Ternana sin dall'inizio, di ringraziare il mister per quanto fatto ad Avellino e soprattutto per i suoi comportamenti ineccepibili. Un professionista serio, vero, dentro e fuori dal campo, sempre cordiale e sempre pronto a dare una spiegazione in più a chi la chiedeva. Resta soprattutto questo di un uomo che aveva sentito subito sua la maglia dell'Avellino con tutte le difficoltà del caso. Perchè sapete bene che chi non nasce da queste parti non può capire subito e cogliere immediatamente tutte le sfaccettature che comporta allenare in una piazza come la nostra. Complimenti per la striscia vincente, complimenti per aver valorizzato Mokulu e Bastien, ma soprattutto Trotta. I giocatori, vedi Insigne, parlavano molto bene di Tesser, il che significa che probabilmente nello spogliatoio il tecnico usava il bastone e la carota non rendendosi antipatico come qualcuno invece riesce a fare. Sulla scelta di Marcolin, invece, si potrebbe dire tanto o niente. Un allenatore giovane che nel suo curriculum non ha alcun successo, anzi, due esoneri. Però il credo tattico si avvicina all'assetto della squadra già in essere. E infatti nella gara di oggi il 4-3-3 con Insigne e Gavazzi esterni non ha stravolto di molto le abitudini dei biancoverdi. Diciamo che Marcolin ha badato soprattutto a non prenderle contro la capolista. E ci è riuscito con una buona prestazione. La difesa è apparsa ordinata, così come la mediana, guidata da un Paghera pulito nei passaggi e nei movimenti. In attacco, invece, con questo modulo quattro prime punte diventerebbero un tantinello troppe. Con Tavano, Mokulu, Joao Silva e Castaldo a giocarsi una sola maglia. E se quest'ultimo fino a qualche tempo fa era intoccabile, ora, ahimè, sembra non esserlo più. Le giocate non sono più fluide come una volta e soprattutto non sembra avere quella determinazione che gli ha permesso di essere il secondo marcatore di sempre dell'Avellino, oltre che l'uomo simbolo ed il fuoriclasse. Ne avevo parlato nello scorso editoriale e purtroppo anche oggi è arrivato un indizio che sposa la mia teoria. Sempre personalissima e sempre, quindi, discutibile.

Siamo a terra fisicamente. Ma di questo Marcolin ne ha parlato alla vigilia. Ci vorrà un mesetto per tornare pimpanti. E un appunto a mister Tesser in questo caso va fatto, perchè il preparatore atletico Tito non ha mai brillato per il suo lavoro. Comunque, buon punto conquistato e mi viene da dire che stando alla prestazione di oggi, e con soli quattro giorni di lezione col nuovo allenatore, la strada potrebbe essere quella giusta. Si è visto un Avellino concentrato e motivato, più preciso, più attento ai dettagli. Probabilmente la mossa della società è stata azzeccata, volendo lanciare un chiaro messaggio ai giocatori. "Qui si fa sul serio", oppure "Noi, in verità, vorremmo i playoff signori calciatori". Il campionato continua ad essere equilibrato, con squadre che scivolano in continuazione. E con l'arrivo della Primavera probabilmente oltre alle rondini, potrebbero tornare anche i Lupi.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 26 marzo 2016 alle 17:27
Autore: Pellegrino Marciano / Twitter: @pellegrinom17
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