Ai microfoni di Fiorentina.it, l’argentino difensore dell'Avellino Julian Illanes ha raccontato le sue prime sensazioni con la maglia degli irpini e non solo:
Come sta andando la tua esperienza ad Avellino?
“Mi sto trovando bene. Avellino è una città diversa da Firenze. I compagni di squadra mi hanno accolto bene e piano piano sto ritrovando la forma. Le due vittorie sono merito della squadra: dopo la prima sconfitta (nella quale non ha giocato per problemi col tesseramento) abbiamo lavorato tutti insieme a testa bassa, sapendo che ci sono tante squadre che giocano bene e dobbiamo lavorare per fare punti. Ho scelto questa piazza perché sapevo che era calda e bella, con un club che ha giocato molti anni in Serie A e in B”.
Quali sensazioni hai avuto nello scendere in campo dopo tanti mesi?
“È stato un anno molto brutto, ma in queste due partite sono tornato ad essere felice. La verità è che mi sento molto bene ma ancora manca per tornare al 100% della mia condizione, sia a livello fisico che per il ritmo partita, dopo tanto tempo senza giocare”.
Com’è il tuo rapporto con Ignoffo?
“Mi ha fatto sentire subito a mio agio. Mi ha parlato dicendomi che mi voleva fortemente. Io sapevo che l’Avellino era una bella piazza per la Serie C e non ho avuto dubbi nel venire qua. Per quanto riguarda la parte tattica mi è stato chiesto se avevo già giocato in una difesa a cinque e dove mi sentivo più comodo. Mi ha fatto subito capire quello che voleva e ora sto cercando di metterlo in pratica sul campo”.
Inoltre il tuo compagno di reparto, nonché capitano, è un altro argentino…
“Prima di arrivare qui avevo visto che il capitano della squadra è Santiago Morero e inoltre c’è anche l’attaccante Alfageme che è argentino come me. Mi hanno fatto sentire subito parte del gruppo e ora con loro ho una relazione molto buona: Alfageme abita vicino a me e mangiamo praticamente insieme tutte le sere. Questo è importante perché quando cambi club e trovi un compagno così è tutto più facile”.
Qualche mese fa hai preso parte al ritiro di Moena con Bigica e tanti ex compagni della Primavera: che esperienza è stata?
“Sono arrivato a Moena dopo un anno molto duro. Un anno calcisticamente brutto, ma ho fatto un cambio di mentalità perché dovevo mettermi a lavoro. È stata molto importante mia moglie perché ci sono stati giorni veramente in cui non sapevo cosa stavo facendo, ma lei c’è sempre stata. Poi mi sono detto ‘Va bene, a luglio torno alla Fiorentina e devo fare bene’. Ho rinunciato alle vacanze per allenarmi e arrivare a Moena più in forma possibile, infatti sono arrivato con 4-5 chili in meno. Mi sono servite tanto quelle amichevoli. Rivedere alcuni compagni che non vedevo da due anni è stata una cosa bella. Per non parlare del mister che è una grandissima persona: sia lui che il suo staff mi hanno fatto sentire bene in un momento delicato. Ci hanno fatto allenare al top”.
Nel 2017 quando sei arrivato a Firenze dall’Instituto di Córdoba si parlava molto bene di te, poi cos’è accaduto?
“Sono successe tante cose, una somma di decisioni sbagliate. Con il mio vecchio procuratore abbiamo preso delle scelte che non erano quelle corrette. Lo scorso anno mia moglie mi diceva di non tornare in Argentina e di rimanere in Europa, a costo di giocare in Serie B o in Lega Pro, mentre il mio agente mi diceva di tornare che avrei sicuramente giocato. Ora ho fatto un cambio di testa come ho detto prima, con l’obiettivo di tornare in Italia e ricominciare. Quest’anno lo vedo così, come una stagione in cui poter tornare a dimostrare quello che si diceva di me qualche anno fa”.
Il primo semestre a Firenze però era andato bene…
“I primi sei mesi alla Fiorentina li avevo fatti al top. Sapevo che avrei dovuto imparare la tattica italiana ma dopo due-tre settimane Guidi decise di mettermi in campo e da lì non mi ha più tolto. In quei sei mesi ho acquisito tanta fiducia e dopo, quando sono andato con la Prima Squadra a Moena ho sbagliato io: sono arrivato con qualche chilo in più e quello è stato un errore mio. Dopo sarei voluto andare via in prestito perché c’era qualche squadra interessata ma il mio procuratore mi ha detto di restare. Successivamente nella Primavera eravamo sei fuori quota, tre dei quali rimanevano fuori dalle convocazioni, e nel mio ruolo scendeva praticamente sempre Hristov dalla Prima Squadra: è stato un anno brutto perché facevo tutto quello che potevo ma poi non giocavo. Nel finale di stagione ero anche un po’ nervoso, sono stato espulso contro il Milan e contro il Chievo e a quel punto ho pensato solo a finire la stagione per tornare in Argentina. Quello è stato un altro sbaglio perché avrei dovuto avere sempre la testa sulla Fiorentina dato che avevo un contratto. Credo che per un calciatore avere la fiducia in sé stesso sia molto importante perché solo giocando con continuità uno riesce a essere concentrato totalmente sulle partite. Quando non giochi o ne giochi una ogni tre, alla fine come accadeva a me, tutto diventa difficile”.
Lo scorso anno all’Argentinos Juniors invece cosa è successo?
“Sono andato all’Argentinos Juniors perché mi avevano detto che avrei giocato tutte le partite come titolare. Poi quando sono arrivato in ritiro mi sono reso subito conto che c’erano due difensori centrali più esperti e uno molto giovane in prestito dall’Atlético Madrid. Non ho mai avuto una possibilità per giocare e da gennaio in poi mi sono allenato praticamente da solo per cinque mesi. Ho trascorso quei mesi con la famiglia di mia moglie: sinceramente loro insieme a mio fratello sono quelli che mi hanno supportato maggiormente. Mi hanno ripetuto che questo sarebbe stato il mio anno e spero che sia davvero così”.
Lo scorso gennaio c’era stata anche la possibilità che tu tornassi in Europa?
“Non saprei nemmeno come spiegarlo per bene… Sarei dovuto andare a giocare in un club romeno. Sono andato lì per 4-5 giorni con l’agente che mi aveva proposto questa possibilità ma non mi sono trovato bene con il club, mancavano delle carte, ci sono stati dei problemi con la società e ho deciso di tornare in Argentina per aspettare luglio”.
Hai avuto modo di pensare in questo tempo agli aspetti di gioco che dovresti migliorare?
“Sinceramente ho pensato più agli aspetti da migliorare come persona, su come lavoro. In campo cerco sempre di fare il meglio rispetto a ciò che mi chiede l’allenatore. Per me quei sei mesi sono serviti per un cambio di mentalità, per come devo affrontare tutto”.
Hai anche cambiato agente in questi ultimi mesi…
“Adesso lavoro con due argentini e un italiano con cui mi sto trovando molto bene. Mi chiamano ogni volta dopo la partita per sapere come sto e come sta andando. Sinceramente le cose adesso stanno andando bene”.
Tornando a te, quali sono i tuoi obiettivi per questa stagione?
“Penso partita dopo partita a giocare il più possibile, farlo al meglio e fare una bella annata con l’Avellino. Mi aspetto il meglio quest’anno”.
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