Se il Menti di Vicenza fosse stato un ring, probabilmente l’Avellino avrebbe conquistato la vittoria ai punti. Alla fine, tra le due contendenti, si è palesata puntuale quella paura di perdere che ha frenato qualche assalto nell’arco dei novanta minuti di gioco. Prevedibile, considerato il cammino caracollante di due squadre capaci di mettere assieme appena due punti nelle ultime quattro gare. Il triplice fischio di Aureliano, la cui direzione di gara ha fatto infuriare i rivedibili tifosi biancorossi protagonisti, come la scorsa stagione, di cori beceri e discriminatori nei confronti dei supporter irpini, ha messo la parola fine a un match che l’Avellino, con un pizzico di lucidità in più sottoporta, avrebbe potuto tranquillamente far suo.

Lo 0-0 in terra veneta ha restituito ad Attilio Tesser una ritrovata solidità difensiva, considerando le assenze pesanti di Rea, Chiosa e Pucino e l’infortunio patito da Pisano a inizio gara che avrebbero potuto lasciare il segno. Il tridente del Vicenza, che un girone fa fece sfracelli al Partenio-Lombardi, ieri non ha mietuto vittime. Raicevic è stato annullato dal lavoro certosino di Jidayi e Biraschi, Galano non ha brillato e Giacomelli, mattatore in Irpinia, al di là della collezione di calci di punizione messa in bacheca, si è visto poco dalle parti di Frattali. L’Avellino, salvo rare eccezioni, ha tenuto il Vicenza lontano dalla sua area di rigore e ha sofferto il giusto, ricordando per certi versi la prestazione offerta contro il Bari.

Difesa promossa a pieni voti, attacco rimandato. L’assenza di Castaldo si è fatta sentire. La qualità del dieci di Giugliano sarebbe servita eccome al tecnico di Montebelluna, anche perché la coppia di centrali formata da Ligi ed El Hasni è sembrata tutto tranne che immune da responsabilità nelle occasioni da rete create dagli avanti biancoverdi. Polveri bagnate per Tavano e Mokulu, anche se l’ex empolese, al netto dell’incredibile errore sottomisura, si è reso protagonista di una delle migliori prove da quando indossa la casacca biancoverde. Il gol (oppure l’assist al bacio sciupato da un Mokulu insufficiente) avrebbe coronato una giornata chiusa in crescendo, nonostante il peso di un’età che comincia a farsi sentire.

Il pari senza reti di Vicenza ha interrotto la striscia positiva dell’Avellino, sempre a segno nelle ultime ventidue gare e ha allontanato D’Angelo e compagni dalla zona play off ora distante tre punti, ma ha comunque dimostrato che questo Avellino ha le carte in regola per conquistare un posto al sole a fine campionato. Nel girone di andata si è spesso puntato il dito contro Tesser, dichiarato colpevole da tifosi e addetti ai lavori di eccessiva spregiudicatezza in trasferta anche quando sarebbe stato giusto accontentarsi di un pareggio (vedi Cagliari, Bari e Crotone). La filosofia dell’Avellino a Vicenza è stata quella del “prima non prenderle”. Ma quanti rimpianti…

Sezione: Copertina / Data: Dom 21 febbraio 2016 alle 08:00
Autore: Carmine Roca
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