Domani, 23 novembre, sarà l'anniversario del terremoto del 1980. Sono trascorsi 40 anni da quel dramma che sconvolse l'Irpinia e il Sud Italia. Un dramma che è ancora vivo nei ricordi di chi l'ha vissuto. 

Tra questi, anche ex calciatori dell'Avellino che all'epoca militavano con la compagine irpina in Serie A. Intervistato da "Il Fatto Quotidiano", Mario Piga, autore del gol promozione in Serie A dei lupi nel 1978, ha ricordato quei momenti terribili che sconvolsero la vita di tante persone. 

Queste le sue parole: "Ricordare quei momenti per me è difficile. Fu un'apocalisse. Vivevo con mia moglie e mio figlio in zona Alvanella. In casa quella sera c’era anche mia suocera e Pierpaolo Marino, il giovane dirigente dell'Avellino con cui avevo un bellissimo rapporto. Eravamo tutti a tavola per la cena, stavamo guardando 90° minuto le immagini della Juve con l'Inter. Avevo la forchetta in mano e i tortiglioni sul piatto, sentii tremare il pavimento come fosse entrata una ruspa da sotto per sfasciare tutto. Presi immediatamente il bambino in braccio, mentre Pierpaolo diceva: il terremoto, il terremoto…”. 

Piga continua il racconto di quegli attimi infiniti: "Eravamo al primo piano, il portone era chiuso, la chiave era là ma non la trovavo. Ho rotto un vetro e mi sono fatto male. Fuori era buio ed era un caldo torrido, troppo strano per una serata di fine novembre. Tutto sembrava strano. Alla mia auto parcheggiata lì fuori, se ne erano attaccate altre due ai lati. Ricordo che la mano inizò a sanguinarmi copiosamente. Pierpaolo mi disse di andare al pronto soccorso. In pochi chilometri ho visto cose allucinanti: case crollate, pali della luce a terra, gente che gridava. Un’apocalisse. Arrivai in ospedale e c'era di tutto. Un infermiere mi riconobbe e mi curò perché la mano non poteva rimanere in quelle condizioni. In dieci minuti mi mise 8 punti e ritornai verso casa". 

La salvezza leggendaria: "Decisi che non potevamo stare più lì. Presi la macchina e andammo verso Roma dove avevamo dei parenti. Cinque ore di macchina, una fila enorme. lasciai mia moglie e mio figlio dai parenti. Io tornai ad Avellino perchè il campionato continuava. Giocammo due gare consecutive in casa al San Paolo, il Partenio era un campo per rifugiati. Vincemmo prima col Catanzaro e poi pareggiamo con la Juve, con un mio gol. Fu la svolta della stagione. Ci salvammo in Avellino-Roma, 1-1. Avevamo anche -5 punti di penalizzazione. Facemmo un'impresa che credo nessuna squadra avrebbe fatto ". 

Sezione: Copertina / Data: Dom 22 novembre 2020 alle 11:00
Autore: Marco Costanza
vedi letture
Print