Intervistato da Radio Punto Nuovo, Vincenzo Moretti, ex esterno dell'Avellino, ha parlato del momento del calcio italiano, della situazione Covid e del momento complicato che si sta vivendo. 

Queste le sue parole: "Si ieri è stato il mio compleanno ma non c'è molto da festeggiare. Non c'è proprio quello spirito, quello stimolo anche per spegnere una candelina. Il calcio? Sono un pò nauseato, per quello che si vede nei campi, per tutta la situazione in generale. E' bruttissimo andare a giocare senza pubblico, è come andare a guidare una macchina senza ruote, non c'è animo, non c'è nulla. Un bel gol, uno gesto tecnico, senza applausi, ma anche il fischio per lo svarione, mancano e fanno parte del calcio. E' tutto così assurdo. Per me andava fermato tutto". 

L'Avellino: "Il gioco del calcio prevede continuità. Io per l'Avellino ho notato alcune cose. Innanzi tutto ha un grandissimo allenatore come Braglia, che è un allenatore che ho sempre stimato e che ho sempre sperato mi allenasse. In questo momento, però, le qualità di Braglia non possono essere espresse. Non c'è continuità. Se io gioco la domenica e poi mi fermo per 2-3 settimane è assolutamente tutto falsato. Il calcio è uno sport dove le partite si preparano settimana dopo settimana e se si arriva al giorno prima della gara e si viene a sapere che salta, è tutto falsato. Non è questa la strada giusta da percorrere. Nelle categorie inferiori, secondo me, i calciatori devono essere liberi dal lunedì al giovedì, magari allenarsi a casa, poi il giovedì pomeriggio fare i tamponi e dal venerdì alla domenica fare una sorta di ritiro per non avere contatti con nessuno. Lo so che per un calciatore fare un ritiro è assurdo, io ricordo che quando lo facevo io ero un leone in gabbia, ma bisogna anche capire cosa si sta vivendo ora e fare dei sacrifici. Secondo me è una soluzione non male". 

Sezione: Ex biancoverdi / Data: Ven 20 novembre 2020 alle 15:40
Autore: Marco Costanza
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