Intervistato da Avellino Y Sport, il responsabile della "Cantera" dell'Avellino, Gigi Molino, ha parlato di diversi temi, tra cui l'importanza di allenare i più giovani e sull'Avellino, con ricordi del passato sulla piazza biancoverde.
Queste le sue parole: "Allenare i più giovani è difficile perchè siamo innanzi tutto degli educatori dei bambini e siamo dei punti di riferimento per loro, bisogna insegnargli, oltre alla tecnica di base, anche il comportamento, lo stare in gruppo e tanto altro. A volte però sono loro che insegnano a noi più grandi. Ogni fascia d'età ha bisogno di un approccio. I più piccoli hai bisogno di coccolarli, farli parlare, stargli molto dietro, incoraggiarli a stare con gli altri bambini. Per quanto riguarda l'Under 15 è una fascia di età diversa, però il lavoro è molto difficile perchè vengono dalle scuole calcio e quindi con metodi di lavoro differenti e bisogna adeguarli tutti all'interno del proprio gruppo".
Il mondo si è è voluto: "Quando prima eravamo piccoli, giocare per strada era importante, ora invece per giocare si deve giocare in scuole calcio. Si è evoluto semplicemente il mondo. Prima non c'era l'istruttore, il tecnico, si imparava tutto giorno per giorno, ogni partitella per strada, con le panchine che erano le porte, ti insegnava qualcosa".
Sulla cantera: "Noi aspiriamo ai modelli delle squadre più importanti in Italia. Si sono appena buttate le basi, è il primo anno, ci vorrà tanto tempo. Purtroppo anche il Covid non ha aiutato in questo senso. Noi vogliamo arrivare piano piano a confrontarci con squadre importanti. Ci auguriamo che la Prima Squadra possa salire di categoria in modo che anche il settore giovanile possa confrontarsi con realtà sempre più importanti. Ora ad esempio facendo il campionato di Serie C l'Avellino, noi ci confrontiamo con Cavese, Paganese, Perugia, ma qualora l'Avellino andasse in B o in Serie A potremmo confrontarci con le big del calcio italiano".
Pochi talenti irpini: "Si solo 4-5 in carriera hanno fatto qualcosa di importante. Io però parlo del presente e da quello che vedo io e posso dire che il prodotto irpino c'è, posso parlare del presente e penso che nel territorio ci sono ragazzi irpini interessanti che possono diventare i nuovi Parisi, ma ci vuole del tempo. Noi possiamo prepararli, incoraggiarli, portarli ad un certo livello, poi il passaggio mentale dipende dal ragazzo".
Sui settori giovanili nazionali: "La cosa principale sono le strutture un pò carenti al centro-sud. magari al nord ci sono anche, ma da noi non molto. Ci sono settori giovanili importanti in Italia, ma non al livello di quelli esteri forse. Probabilmente anche la federazione deve incoraggiare queste società ad investire, aiutandole economicamente".
Sul passato: "Io non ho mai giocato in Serie A ma indossare questa maglia, calcare l'erba del Partenio e giocare davanti a 20-30 mila persone è stato un qualcosa di unico, è come se avessi fatto la Serie A. Il popolo irpino per il calcio dà tutto, per me qualsiasi momento è stato un'emozione. Avellino è una piazza molto importante, ti fa sentire calciatori, ma è un ambiente esigente, è importante. La giornata di Crotone fu l'apoteosi, non ho mai visto tanta gente seguire la propria squadra a 400-500 chilometri di distanza. Io ero squalificato a Crotone ma è come se avessi giocato. Lo "Scida" era un piccolo Partenio, cose mai viste, è davvero un ricordo indelebile".
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