Partito con obiettivi ambiziosi, l’Avellino del post-Messina sembra già obbligato a ridimensionare le aspettative. Dopo il match del Franco Scoglio, la difesa biancoverde incassa il ko di Cionek e Rigione, l’attacco continua a mostrare limiti realizzativi, ad eccezione della gara interna con il Monopoli, e nel complesso l’undici in campo presenta lacune caratteriali che condizionano l’approccio alla partita e in corso d’opera. Eppure, la prima mezz’ora contro i peloritani è apparsa buona, con una squadra moderatamente autoritaria e nuovi schemi di Pazienza. Si sono intraviste iniziative di gioco non solo dei singoli ma dell’intero collettivo, segno che si sta lavorando con criterio verso un auspicato rinnovamento. Resta da chiedersi cosa aspettarsi d’ora in poi dall’Avellino.
L’incognita più grande al momento resta quella del pacchetto offensivo. Con una differenza reti pari a +1, frutto di cinque reti segnate e quattro subite (l’80% delle marcature solo nel match al Partenio con il Monopoli), quello che preoccupa davvero è la sterilità delle conclusioni in porta. L’Avellino non è ancora riuscito a trovare continuità e consistenza in termini di tiri nello specchio della porta. E nel calcio è l’unica cosa che conta. Non a caso molti portali di betting offrono quote specifiche per piazzare scommesse sui tiri in porta, disponibili sui bookies elencati dalla pagina linkata. Finora l'Avellino ha peccato moltissimo su questo fondamentale piazzandosi ai primi posti tra le squadre meno capaci di concludere a rete. A dimostrarlo sono i risultati sul campo.
E così, da un primo posto auspicato a inizio stagione, i lupi si trovano al primo posto per statistiche negative. I problemi sono tanti e non competono solo all’attacco. Personalità, condizione fisica, struttura del collettivo, strategia di gioco, vecchie complessità legate alla gestione Rastelli. Per alcuni c’è anche l’insidia del sintetico al Partenio. Con un set di problemi eterogenei, alcuni stagionali, altri di vecchio corso, il cammino di Pazienza appare più complicato del previsto. E ancora una volta, con la consapevolezza delle criticità esistenti, resta da chiedersi ancora una volta cosa aspettarsi d’ora in poi dall’Avellino.
Sul piano mentale, Michele Pazienza ha sottolineato la questione dell’approccio ai microfoni della stampa nel post-gara di Messina. “Quello che mi ha dato più dispiacere è stata la mancanza di reattività della squadra. È normale prendere gol, ma è fondamentale che la mia squadra reagisca positivamente alle situazioni difficili”. Il tecnico biancoverde dovrà lavorare strenuamente sul fattore caratteriale dell’undici in campo per iniziare con il piede giusto ogni gara e reagire in corso d’opera, qualunque siano le difficoltà che si incontrano in partita.
Ma ciò che preoccupa, e su cui si potrà solo parzialmente lavorare, è la condizione fisica della squadra. Con un’età media di 27,6 anni (secondi solo alla Casertana con 28,1), l’Avellino è una delle rose più mature del girone C di Lega Pro. Alcuni atleti, nonostante una buona esperienza per la categoria, potrebbero non avere più la resistenza per correre tutto il campionato. A questo bisogna aggiungere un ritardo di preparazione che sta condizionando l’avvio del torneo (vedi anche condizioni fisiche di Russo). Dopo pochissime giornate è già emergenza. Problemi di vecchio corso, che si legano anche alla gestione Rastelli. La difesa è stravolta, si pensa subito al cambio modulo e sono fondamentali i rincalzi. Fra tutti Casarini. Pazienza è chiamato a reinventare un assetto di gioco con tante defezioni. Ma sulle questioni fisiche potrebbe essere necessario ancora più tempo rispetto ad altre variabili che condizionano l’organico.
Per alcuni, i problemi fisici che attanagliano il collettivo biancoverde non sono legati solo al ritardo di preparazione, e quindi a problemi tecnici che si trascinano dallo scorso campionato e dalla relativa gestione fallimentare. Potrebbero dipendere anche dalla scelta, ormai radicata e irreversibile, del sintetico al Partenio che penalizzerebbe il rendimento muscolare dei lupi. Con i recenti interventi di manutenzione pari a 80mila euro, sarebbe stato possibile, con lo stesso importo, mantenere un rettangolo di gioco in erba naturale? Sarebbe meglio integrare il campo da gioco con uno di allenamento in erba per riequilibrare gli scompensi che un verde di terza generazione comporta?
Il post gara di Messina, in cui la squadra si è sciolta dopo le prime difficoltà in difesa e dopo l’uscita di Rigione, con una personalità latente e ancora da costruire, ha evidenziato insomma limiti strutturali, problemi fisici e poca concretezza. Gli unici episodi che avrebbero potuto garantire i tre punti sono stati sciupati per l’evanescenza del reparto avanzato. Ci vorrà pazienza e il miglior Pazienza per recuperare energie fisiche e mentali, costruire una squadra compatta e competitiva. Il gap con le prime sembra già irrecuperabile. Ma con un campionato dalla griglia playoff così estesa, la possibilità di giocarsela fino alla fine non mancherà, da qui alla fine del campionato.
Autore: redazione TuttoAvellino / Twitter: @tuttoavellinoit
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