La sfida tra Avellino e Padova è terminata con il passaggio del turno da parte dei veneti, ma non si placano le polemiche a distanza, stavolta non tra le due società ma relativa ai provvedimenti della federazione. Come noto ieri il giudice sportivo ha deciso di multare il club biancoverde di 1500 euro "per cori offensivi da parte del pubblico verso tesserati della squadra avversaria" su segnalazione di un delegato della procura federale. Oltre al danno la beffa, verrebbe da dire, visto che a Padova tifosi e tesserati biancoverdi furono fatti bersaglio di cori di discriminazione territoriale direttamente in tribuna, il tutto documentato da immagini pubbliche e riportato anche dal comunicato del club biancoverde di qualche giorno fa, ma in quella occasione tutta tacque: il Padova non si è mai scusato di tale atteggiamento che causò anche attimi di tensione in tribuna, né nessun delegato federale segnalò la cosa.

Anzi, andando un attimo indietro, a Bolzano si ricorderà la squalifica di Forte e Adamo per espressioni blasfeme raccolte sempre da un delegato federale, un'espressione che in campo vede protagonisti ogni domenica tanti calciatori, ma raramente si assiste a squalifiche postume. Non si puniscono cori e offese avvenuti pubblicamente in tribuna davanti a centinaia di testimoni, ma si punisce un'espressione blasfema in campo sfuggita a tutti, arbitro compreso. All'Avellino è successo anche questo. Ora certamente l'Avellino non ha lasciato anzitempo i playoff per questi motivi, ma ci chiediamo comunque i motivi di questo accanimento eccessivamente punitivo verso la squadra irpina.

Sezione: Copertina / Data: Ven 11 giugno 2021 alle 10:30
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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