L'amministratore della IDC Giovanni D'Agostino ha rilasciato un'intervista a Orticalab, per fare il punto sul primo anno di gestione dell'U.S. Avellino da parte della famiglia D'Agostino.
"L'esperienza di mio padre insegna che partendo dal nulla si può arrivare in alto. Lui dice sempre che bisogna puntare altissimo per arrivare in alto. Questa è la nostra filosofia di famiglia ed è la filosofia dell’U.S. Avellino 1912 che in alto ci vuole arrivare".
È trascorso quasi un anno dall'acquisizione del club: "Sì, era il 29 febbraio. Mattinata piacevole e la foto di mio padre, felice come un bambino, con la sciarpa intorno al collo è diventata celebre. In realtà lavoravamo seriamente all’operazione già da una settimana. In questo senso, il presidente è stato bravo a muoversi senza troppi clamori. A partire da quella mattina e ancor di più dal lunedì che ci recammo dal Notaio ci siamo messi a lavoro. Nemmeno il tempo del brindisi generale che siamo andati a Bari per la trasferta del “San Nicola”. Sette giorni dopo abbiamo affrontato e
battuto in casa la Ternana. Ironia della sorte, le nostre avversarie di oggi. Particolare impensabile se ce lo avessero detto un anno fa.
Ricordo un brindisi di notte in un bar di Montefalcione e a vedere oggi quelle immagini sembra passare una vita. Quello fu un assaggio dell’affetto che la piazza irpina ci avrebbe sicuramente riservato. La notizia delle porte chiuse con la Ternana ci fece cadere anche il mondo addosso anche perché ci tenevamo a presentarci nel miglior modo possibile insieme agli sponsor che avevano deciso di darci una mano. Vincemmo 2 a 0 offrendo una grande prestazione che ci permise di accedere ai play off".
Sulla partecipazione ai playoff della scorsa stagione: "Ci trovammo di fronte ad una scelta ma ci dicemmo subito che sarebbe stato più giusto provarci nonostante l’investimento in termini economici che avremmo affrontato. Fu un bel messaggio che lanciammo alla piazza. Al “Libero Liberati” ce la giocammo e quello 0 a 0 grida ancora vendetta. La prendemmo con sportività, del resto a quel gruppo non si poteva chiedere di più.
Una delle prime riunioni con quella squadra fu disastrosa. Nella passata stagione i ragazzi hanno fatto dei sacrifici enormi. A gennaio avrebbero tranquillamente potuto decidere di non scendere in campo eppure non lo hanno fatto per rispetto a mister Eziolino Capuano e al direttore sportivo Salvatore Di Somma. Diciamo che non abbiamo trovato una società molto stabile. Anzi, diciamola tutta, abbiamo ereditato macerie scoprendo che senza il nostro intervento, l’Avellino sarebbe fallito nuovamente nel giro di pochi anni e probabilmente avrebbe dovuto ripetere la stessa trafila partendo dalla Serie D. L’emergenza Covid, almeno in questo, ci è servita per rimettere in ordine un po’ di cose e riorganizzare tutto, dalla A alla Z. Oggi l’U.S. Avellino 1912 è una società pulita e seria. Il ringraziamento va a tutti quelli che ne fanno parte, dagli operai al presidente».
Credo molto nella comunicazione e nel lavoro del brand U.S. Avellino 1912. Rinascita, fondamenta ed esperienza furono i tre hashtag con cui è cominciata in maniera ufficiale la nostra avventura. Settore giovanile con Giuliano Capobianco, persona umile, affidabile e valida e la conferma del Diesse Salvatore Di Somma sono stati i nostri punti di partenza. Gli devo molto, per me è a tutti gli effetti un padre sportivo che mi ha avviato nel calcio dirigenziale. Subito dopo, la scelta tecnica. Non è un mistero che il ballottaggio era tra mister Gaetano Auteri e Piero Braglia. Direi che non abbiamo sbagliato. Ci ha convinto subito per il suo modo di fare e per il suo parlare chiaro.
Sulle difficoltà incontrate durante la sessione di mercato estiva: "Nessuno voleva più venire ad Avellino. Come ho detto prima è stato difficile riqualificare sia la società che il nome. Avellino aveva perso di importanza, era diventato, agli occhi di procuratori e calciatori, un luogo dove orbitavano solo personaggi strani. Portare 23 calciatori è stata un’impresa resa possibile solo grazie a Di Somma che ci ha messo la faccia e si è speso in ogni modo. In pratica abbiamo investito i mesi di giugno, luglio ed agosto per presentarci. Chi oggi è con noi ha capito che siamo persone serie e possiamo dire che i nostri 23 atleti di proprietà rappresentano il nostro tesoretto.
Firmare biennali o triennali è stato il modo per far capire ai calciatori che stavamo e stiamo facendo sul serio. Tanti profili interessanti che oggi sono con noi, altrimenti, non avrebbero mai accettato. Le ambizioni non ci mancano e se d’estate c’era tanta diffidenza, posso tranquillamente dire che a gennaio c’era la fila per venire ad Avellino. Oggi Avellino ha di nuovo l’attenzione che merita e questo per noi è già un grande risultato.
I calciatori sanno bene che, nonostante il secondo posto in classifica, l’obiettivo resta quello. Non ci montiamo la testa anche perché sarebbe stupido e sbagliato sottovalutare realtà come Bari, Catania, Catanzaro. Ci godiamo sicuramente il secondo posto consapevoli che mancano 11 partite e che in palio ci sono 33 punti. Può succedere di tutto, chiaramente nell’accezione positiva del termine. Mio padre insegna che partendo dal nulla si può arrivare in alto. Questa è la sua filosofia e questa è la filosofia dell’Avellino. I numeri, ad esempio, dicono che la Ternana è la prima squadra in Europa, ma finché la matematica ce lo consente, ci dobbiamo credere.
In un campionato normale saremmo ad uno, due, tre punti dal primo posto. Sarebbe stato un bellissimo testa a testa con il Bari, con il Catania pronto a dare fastidio. Tra 15/20 giorni sapremo se i giochi per il primo posto saranno definitivamente chiusi, dopodiché ci concentreremo solo ed esclusivamente sul secondo posto e sul testa a testa con il Bari. Ho avuto modo di conoscere la famiglia De Laurentiis ed ho capito che anche loro vogliono fortemente raggiungere l’obiettivo».
Sui tifosi e su Piero Braglia: "Vedendo le statistiche degli anni precedenti, con un campionato simile, con questo entusiasmo, il danno ammonta almeno a due milioni di euro di mancati introiti. Con il pubblico sugli spalti si muove tanto in termini di tagliandi staccati al botteghino, sponsor più o meno importanti. Saremmo stati sicuramente più, lasciatemi passare il termine, appetibili. Per quanto riguarda i risultati sportivi, l’assenza di pubblico fa molto male. Mai avremmo perso i due punti con la Turris, mai avremmo steccato partite, anche fuori casa, come quella di Francavilla Fontana. E poi, faccio solo un esempio, immagino quanto avrebbe fatto bene a Luigi Silvestri fare gol da centrocampo con un “Partenio-Lombardi” pieno. Sarebbe diventato l’idolo della piazza e si sarebbe galvanizzato ancora più di quanto non lo sia.
Mister Braglia è un sergente e da vero sergente studia le battaglie volta dopo volta. Ragiona partita dopo partita e con lui è praticamente impossibile ragionare a lungo termine. Non ne abbiamo mai parlato perché lui non vuole sentir ragioni. Lui pensa solo alla prossima partita e se gli mettessimo in mezzo il discorso gli darebbe fastidio. Quindi penso che sia giusto rispettare il suo volere. Sposiamo in toto la sua filosofia ma sicuramente ne parleremo a fine campionato".
Autore: redazione TuttoAvellino / Twitter: @tuttoavellinoit
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