Jacopo Dall'Oglio, centrocampista dell'Avellino, è stato ospite del format di Prima Tivvù, "Un lupo in famiglia", dove si è raccontato su tanti aspetti, la carriera, l'impatto con l'Avellino, l'infortunio e tanto altro. 
Queste le sue parole: "Come sto In generale? Sto così così, perchè da un anno a questa parte, la mia vita è cambiata. E' venuto a mancare il mio papà, avevo un grande legame, se oggi gioco al calcio è anche grazie a lui. Sono anche appassionato di pesca perché con lui spesso andavo a pescare alle isole Eolie e anche del motocross". 
La famiglia: "Famiglia tranquilla, sono cresciuto con delle regole. Da piccolo non ricordo di aver fatto più tardi delle 23 la sera". 
Il percorso calcistico: "Ho iniziato a Milazzo, a 10 anni feci un'amichevole contro la Reggina e in questa amichevole feci gol su punizione. Mi prese subito la Reggina e ho fatto tutto a Reggio Calabria. Le scuole, dove però facevo fatica. E nel frattempo giocavo lì a Reggio. I miei giocatori mi hanno seguito, mio padre mi accompagnava e mi veniva a prendere". 
Le esperienze: "Pavia e Barletta. Mi ricordo quando giocammo col Pavia contro l'Avellino, c'era Biancolino, Izzo, D'Angelo, Castaldo. Mi ricordo che l'Avellino è sempre stata una squadra rognosa, tosta, cattiva, dura da battere e questo mi ha sempre attirato". 
Continuità alla Reggina: "Feci un buon campionato di Serie B, mi ricordo che il 23 era il numero che mi piaceva anche grazie a Beckham che lo presi al Real Madrid. Giocare a calcio non è come fare l'ingegnere, il medico, dove studi e diventi quel professionista. Per giocare a calcio devi nascerci con del talento". 
I 4 anni al Brescia: "Mi ha voluto mister Boscaglia, ero entrato sotto l'ala protettiva di Caracciolo. Mi ha dato tantissimi consigli e sono migliorato tanto anche a livello umano. A Brescia mi sono fatto male il crociato. Bruttissimo, mi sono operato da Mariani a Roma. Sono rientrato alla grande e grazie a Dio non ho avuto più problemi al ginocchio. Poi non ho avuto più infortuni, tranne una botta con il Palermo. Poi sono arrivato qui ad Avellino, carico, avevo iniziato bene. Poi una serie infinita di problemi, polpaccio, la mano e poi per concludere il tallone. A Brescia ho visto crescere Tonali, sotto tutti i punti di vista. L'ho visto davvero arrivare ai massimi livelli". 
Di Lorenzo: "Nelle giovanili della Reggina ho conosciuto anche Di Lorenzo. Spero che lui che vada in una grande società come Real Madrid o Liverpool. Scudetto? Certo che ci crede". 
Il Catania: "Il primo anno benino, perchè ci sono stati problemi societari. Vincemmo la prima 6-3 proprio ad Avellino. L'anno successivo è stato quello migliore per me, 5 gol, 7 assist. Sono stato bravo e fortunato. Ero proprio sereno, poi quando sei sereno con la testa sei un passo avanti". 
Sul ruolo: "A me piace fare il trequartista, un jolly, girovagare per tutto il campo, dare una mano ai centrocampisti. Il mio idolo come detto Beckham". 
Il Palermo: "Per me Catania era un sogno, ci avevo parenti a  Catania, vicino casa, Torre del Grifo è un centro sportivo super. Quando si presentò il Palermo andai in difficoltà, la società era in difficoltà economiche. Andai al Palermo e successo il casino, con i tifosi che se la presero e chiamarono traditori. Questo è un girone strano, con piazze incredibili. Arrivato a Palermo c'erano Avellino, Catanzaro, Bari, il Foggia. Ad esempio, l'anno prossimo possono esserci Crotone, il Catania, il Benevento, noi speriamo di no perchè vinciamo i playoff". 
Baldini e il miracolo dell'anno scorso:  "Baldini ha lavorato molto sulla nostra testa, ma avevamo fame, fame. Doveva andare così, non è che giocavamo un calcio champagne, ma avevamo un'energia incredibile". 
Sull'Avellino: "A Palermo sarei rimasto, ero intoccabile. Un giorno mi chiama De Vito e non c'è stata difficoltà. Non volevo muovermi da lì, anche economicamente prendevo sempre di più lì. Non è stato una questione economica. Ma l'Avellino mi è sempre piaciuto, da avversario è sempre stata una squadra rognosa da affrontare, cattiva. C'ho sempre fatto fatica a giocarci contro. Sono stati bravi a convincermi, in particolare il direttore". 
Su Taurino: "Forse è stato l'unico allenatore con cui non legavo al massimo. Non ci siamo capiti, chiedeva alcune cose che magari un giocatore di 30 anni, con la mia esperienza, non capisce". 
Ci sono giocatori che patiscono piazze del genere: "Sì certamente ci sono giocatori che magari in piazze meno ambiziose rendono meglio, rispetto a piazze con la pressione elevata come Avellino, Palermo, Catania. Ma quando vedo il Partenio vuoto mi piange il cuore. Col Catanzaro abbiamo rimontato grazie alla curva. I playoff al Palermo li abbiamo vinti grazie alla curva con 40.000 persone. Io lo dico onestamente, chi sente la pressione questo mestiere non può farlo". 
La scomparsa del papà: "E' un anno ormai, in modo strano, non fumava, non beveva alcolici, era uno sportivo, faceva palestra, pesca, caccia. Non realizzo tutt'ora. Era uno sportivo. Una morte improvvisa. E' cambiato tutto, Non c'è un giorno che non ci penso". 
Il futuro: "Procuratore no. Io sto cercando di fare un investimento a Milazzo, con un altro calciatore, dove vogliamo fare un centro sportivo, dove sia anche un punto di riferimento per i giovani. Ma non nascondo che mi piacerebbe fare l'allenatore". 
Un modulo: "Il 4-3-1-2. Approcciarmi come allenatore in seconda, e poi farmi un mio staff". 
Rapporto con Avellino: "Da quando sono infortunato, faccio fatica a uscire, anche per non incrociare gente che mi ferma per sapere dell'infortunio. Prima uscivo spesso, anche per portare il cane a spasso". 
Fare il capitano: "Mi piacerebbe, l'ho fatto solo una volta, un Reggina- Avellino, mi piacerebbe essere un leader di questo Avellino e riportarlo dove merita, altrimenti non sarei qui!".
 

Sezione: Copertina / Data: Ven 17 marzo 2023 alle 18:20
Autore: Marco Costanza
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