Nuovo appuntamento con "Nella tana coi lupi" su OttoChannel, stavolta il protagonista è Pierre Ngawa. "Ho sempre vissuto a Liegi, il Belgio è piccolo e quando posso torno sempre a casa. Sono completamente belga, mio padre è congolese e belga, ma la mia nazionalità è unica. Parlare del terrorismo in Belgio è difficile, è un Paese multiculturale, finora non c'erano mai stati problemi, ora è difficile. 

Sul campo posso fare sia l'esterno sia il centrale di difesa, a volte anche centrocampista. Io sono sempre pronto, l'importante è stare in campo poi ascolto il mister. L'Ungheria è stata la mia prima esperienza fuori casa, una bella esperienza perché abbiamo vinto la coppa d'Ungheria. Con l'Under 21 ho segnato 2 gol, uno contro la Serbia e uno contro la Polonia in amichevole. Ora sogno la nazionale maggiore, abbiamo grandi giocatori, è dura raggiungere quel livello, ora penso solo all'Avellino. Sono fidanzato con una ragazza siciliana, ci siamo conosciuti in Belgio perché lei vive lì, ci sono molti italiani in Belgio. Siamo insieme da 3 anni e ora mi ha seguito anche ad Avellino. I social? Niente, ho solo un piccolo account Facebook e la mia fidanzata lo cura per me. Non mi piace molto stare sui social.

Emilio Ferrera è stato l'allenatore che mi ha dato di più in Belgio, nel Luven, ricorda a tratti Novellino soprattutto tatticamente e caratterialmente. Con lui mi trovo molto bene perché quando sono arrivato non conoscevo nessuno e il mister ha creduto in me. Il primissimo che mi ha cercato è stato Walter Taccone. Ha incontrato il mio agente in Belgio, ha fatto vedere dei video, le esperienze di Bastien e Omeonga lanciati qui dall'Avellino e per me che sono un difensore il calcio italiano è una buona palestra, mi piacerebbe ripercorrere le loro strade, loro sono in Serie A. Sono focalizzato ora solo sull'Avellino poi si vedrà. Non li conosco personalmente.

Ho sempre scelto il numero 55 perché è l'anno di nascita di mia mamma, qui ho scelto il 15, non c'è un motivo particolare, ho cercato di tenere il 5. Qui ho legato con tutti, per me Avellino è come una famiglia, Bidaoui parla francese e ho legato prima con lui ma mi trovo con tutti. Un idolo? Sergio Ramos, per me è il difensore più forte che ci sia, può giocare sia come terzino sia come centrale, è completo. Tifo Chelsea, non so perché, mi è venuto spontaneo forse perché ci giocavano Drogba, Lampard, giocatori che mi piacevano.

In Italia mi piace mangiare la pasta, non posso farne più a meno, in Belgio mi piacciono le patatine fritte, la specialità del posto. Un ritorno in Belgio? Non so, ora sto bene in Italia. Mi piace la città di Avellino, piccola ma bellissima, con la mia fidanzata andiamo in giro e troviamo tutto bello. Una città a misura d'uomo a misura d'uomo, io vivo ad Atripalda ma per un calciatore è l'ideale per la tranquillità che si vive. Qui c'è tanta passione da parte dei tifosi, ti fermano per strada, in Belgio non è così e mi piace. Per me giocare senza pressione non va bene, un calciatore ha bisogno di passione. E' difficile perché quando le cose vanno bene i tifosi non sono contenti ma è normale, la pressione ci vuole.

Sono un ragazzo semplice, quando ho la serata libera sto con la mia fidanzata, non sono un tipo festaiolo, mi piace stare a casa. Le privazioni della vita da calciatore? Per me non sono tali perché il calcio è il mio lavoro. Passatempo? Playstation, film. In trasferta io e Bidaoui siamo sempre in camera insieme e ascoltiamo musica francese o guardiamo un film. Ad Atripalda faccio colazione sempre nello stesso bar, in Belgio è difficile fa freddo e piove molto, ad Avellino magari piove per pochi minuti, in Belgio piove per molto tempo.

Il gol che ricordo di più? Il primo segnato contro il Genk, era un derby, giocavo contro De Bruyne. Il Partenio per noi è come il dodicesimo uomo in campo, ci dà molto calore. Cosa farei in caso di A?  Domanda pericolosa, ma penso mi raserei a zero". 

Sezione: Copertina / Data: Sab 11 novembre 2017 alle 14:56
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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