Sembrava di essere tornati indietro nel tempo, al 9 luglio del 2009, quando nella stessa aula consiliare del Comune di Avellino, il Sindaco di allora, Giuseppe Galasso e l’assessore allo sport, Salvatore Biazzo annunciarono, alla presenza di una folta schiera di tifosi biancoverdi, la mancata iscrizione dell’U.S. Avellino di Massimo Pugliese in Serie C.
La folla assiepata di fronte ai protagonisti della conferenza stampa odierna era inferocita come allora.
Sono cambiati gli interpreti, ma non lo stato d’animo di una piazza delusa e amareggiata, che vede scorrere via i giorni mentre lo sport cittadino annaspa. All’epoca qualcuno urlò che allo stadio Partenio avrebbero potuto installarci un luna park, oggi, invece, gli esponenti di spicco del tifo biancoverde hanno chiesto a gran voce il disimpegno dell’attuale proprietà targata Sidigas.
In aula, con il Sindaco Gianluca Festa, che continua a stimolare ipotetici acquirenti e a tenere alta la concentrazione su una situazione così spinosa (e qui, un grazie è doveroso), c’era il solo Claudio Mauriello, destinatario di invettive e affondi da parte dei tifosi dell’Avellino, senza distinzione di sport.
Mancava all’appello Gianandrea De Cesare, o Giannandrea come è scritto sui documenti delle indagini della Procura della Repubblica di Avellino, che avrà seguito da lontano, da chissà dove, l’esito della conferenza stampa, rinunciando al confronto con la gente che fino al 3 giugno lo osannava, a giusto titolo, e che ora vorrebbe tanto vedere il suo elicottero – sequestrato come i conti bancari – alzarsi in volo e sparire all'orizzonte.
Dietro il banco, accanto a Festa che ha preso per primo la parola, salvo poi lasciare il microfono a Mauriello dopo l’invito di stampa e tifoseria, c’era Mauriello. Ha ascoltato le dichiarazioni del Sindaco e poi, scansando insulti e urla di vario tipo, ha provato a dare una propria interpretazione del problema. Si è preso della “testa di legno”, è stato invitato a uscire di scena con un simpatico "Ten 'a ì", ha arrancato cercando di restare in piedi come un pugile sul ring di fronte a un avversario più forte.
Alla fine, ha detto la cosa più sensata dell’intera conferenza stampa: BISOGNA PARTIRE.
Come? Ingaggiando un direttore sportivo, un allenatore e qualche calciatore, per dare l’impressione alla FIGC che qualcosa si stia muovendo e che l’Avellino è pronto ad affrontare il campionato di Lega Pro. Anche perché, come spiegato poi dal Sindaco Festa, il rischio è di arrivare al 30 luglio e avere il fiato sul collo della federazione, che potrebbe riservarsi il diritto di escludere i biancoverdi dall’organico delle partecipanti non solo del torneo di terza serie, ma dall’intera stagione agonistica.
In parole povere: per un anno si rischia di vedere giocare gli altri e piangere il cadavere di una società nata soltanto un anno fa.
Bisogna partire, ma l’ultima parola sarà quella del Tribunale di Avellino e dei commissari giudiziali nominati per tenere sotto controllo la situazione Sidigas, in attesa della presentazione di un piano di rientro per diminuire la pesante massa debitoria da 100 milioni di euro. Come spiegato da Mauriello, domani o dopodomani è in programma un appuntamento in Tribunale (che non vorrà di certo far perdere di valore un bene così importante). Prima non è stato possibile farlo poiché la nomina dei commissari giudiziali è diventata effettiva soltanto in giornata.
C’è ancora un margine di tempo, esiguo ma c’è, per costruire un organico fatto di svincolati e prestiti gratuiti.
Chi sarà il direttore sportivo, chi allenerà l’Avellino, quale squadra scenderà in campo? Lo scopriremo, si spera, a breve. Intanto, di proposte serie per l’acquisizione del club non ne sono arrivate, come spiegato da Festa e Mauriello. Gli imprenditori locali e di fuori regione si guardano bene dal difendere il proprio gruzzoletto dalle tormente giudiziarie.
Si partirà con la Sidigas ancora al comando e con una tifoseria che ha perso la fiducia nei suoi confronti.
Ma l’orgoglio, alcune volte, per il bene di un’intera provincia sportiva, bisogna metterlo da parte, anche se l’attuale proprietà, in situazioni normali, avrebbe meritato di essere messa alla porta con tanto di valigie in mano, per la mancanza di rispetto avuta nei confronti della piazza, tenuta all’oscuro per giorni di una situazione che certamente non si è creata dalla sera alla mattina. Vero De Cesare?
Meglio salvare il titolo sportivo e la Serie C conquistata sul campo piuttosto che morire lentamente, con tanti spettatori disinteressati accanto.
Autore: redazione TuttoAvellino / Twitter: @tuttoavellinoit
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