Nicola Ciotola, ex attaccante, tra le altre dell'Avellino, ha parlato ai nostri microfoni, analizzando il momento in casa biancoverde, con la delusione per per una stagione negativa dei lupi, i punti fermi su cui ripartire e ha parlato di un amarcord, la vittoria del campionato di 3 anni fa, con la promozione in Serie C, dopo lo spareggio con il Lanusei a Rieti, del 12 maggio 2019.
Queste le sue parole: "Purtroppo è stata una stagione molto deludente, le aspettative intorno all'Avellino erano alte. Quando poi non si raggiungono gli obiettivi prefissati, purtroppo fa male e c'è delusione. Io penso che quest'anno si poteva davvero puntare a vincere il campionato, ho visto molto equilibrio, non c'era la Ternana di turno, che l'anno scorso ammazzò il girone. Il Bari ha vinto con merito, ma si è staccato solo alla fine dalle inseguitrici. Quindi si poteva ambire a fare qualcosa di più. Purtroppo è andata male, l'Avellino non è riuscito a fare quel salto di qualità, non è riuscito ad avere quella continuità che sarebbe servita. Ha faticato tanto e poi si è visto anche nei playoff che i problemi sono venuti fuori e si è usciti prematuramente al primo turno. Dispiace, c'è delusione, lo capisco, ma ora bisogna programmare il futuro senza piangersi addosso. Il presidente e la proprietà sono molto ambiziosi e sono certo che si ripartirà con energia positiva e riprovarci l'anno prossimo".
Nicola, un commento sulle parole del presidente dopo la sconfitta con il Foggia, il repulisti annunciato e la contestazione ai giocatori con gli allenamenti a porte aperte.
"Da giocatore posso dire che chiaramente questa situazione la si vive male. In un clima pesante come quello che c'è adesso è complicato vedere il lato positivo. E' chiaro che il presidente è stato deciso nelle sue parole, ma ripartire da zero, quando poi ci sono di mezzo biennali e triennali, non è facile. Bisogna trovare delle soluzioni, degli accordi, dialogare. Fare una rivoluzione totale è difficile. Io credo che una buona base su cui ripartire ci sia, ripartire da 5-6 elementi intorno ai quali costruire la rosa dell'anno prossimo". 
Per i giocatori che (eventualmente) resteranno, come si farà a ripartire dopo questo finale, con i tifosi in tumulto e con la società che di fatto ha screditato tutti?
"Non sarà facile certo, ma da professionisti devono solo allenarsi più forte che mai e dimostrare il proprio valore, facendo capire che la stagione trascorsa è stata solo un incidente di percorso. Sudando la maglia, facendo magari prestazioni importanti, poi i tifosi dimenticheranno quello che è stato quest'anno e verrà recuperata anche la fiducia. Chi rimarrà magari avrà motivazioni ancora più alte, la voglia di dimostrare il suo vero valore, di potersi riscattare. Chi resterà, e i nuovi che arriveranno, devono capire che Avellino è una piazza che vive di calcio, che ha ambizioni, che vuole la maglia sudata. Serve gente affamata. Bisogna ripartire con entusiasmo e la voglia di riaccendere l'energia positiva a questa tifoseria che magari oggi è un po' depressa". 
Sull'allenatore, giusto ripartire da un profilo esperto, vincente, oppure da una scommessa, un giovane che ha fatto bene e che ha voglia di emergere?
"Io penso che l'Avellino debba ripartire da un allenatore che sappia come si vince, che abbia già vinto campionati di Serie C, che sappia fronteggiare la pressione, che conosce bene la categoria. Avellino vuole vincere e quindi serve un allenatore con caratteristiche vincenti. Il direttore e la proprietà sapranno poi che profilo scegliere. Un allenatore giovane può essere una scommessa, ma le scommesse non sempre si vincono. Ma ciò non toglie che possa essere una scelta vincente". 
Infine, vogliamo chiudere con un bel ricordo, il 12 maggio 2009, tre anni fa, l'Avellino vinceva l'ultimo campionato, venendo promosso in Serie C dopo il testa a testa con il Lanusei. Tu a Rieti c'eri, che emozioni ti restano ancora da quel giorno? 
"Emozioni fortissime. E' un bel ricordo, dopo 3 anni ci sono emozioni forti quando vedo i video, le foto di quella giornata. Quando vinci ad Avellino, in piazze così calde, con tifosi fantastici, non puoi non emozionarti anche dopo anni. Ricordo ancora la tribuna piena a Rieti, che tremava, la pioggia incessante, l'urlo di gioia del pubblico che si liberava dopo un anno difficile, in Serie D. Sono bei ricordi indubbiamente, sono immagini che in un calciatore restano. La carriera passa e restano i ricordi e le emozioni che si sono vissute, e Avellino di queste emozioni, ne sa trasmettere". 
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