Geronimo Barbadillo, indimenticata ala destra dell'Avellino ai tempi della Serie A, ha parlato ai microfoni di PrimaTivvù: "Io sono a Udine, a convivere con il Coronavirus. Tutto il Mondo è in difficoltà, qui in Italia inizialmente non sembrava così tragica come in Cina, ma poi la situazione è peggiorata. Dobbiamo rispettare le ordinanze del Governo e restare a casa, perché questo virus è molto pericoloso, soprattutto perché non c'è ancora una cura certa. Grazie a Dio, io e i miei familiari stiamo bene. Ad Avellino sono arrivato dopo il Mondiale del 1982 e ho lasciato tanti amici. A loro dico di stare attenti e di non uscire di casa in questo periodo. Gli irpini somigliano ai peruviani, sono un popolo con un cuore grande, che fa sentire subito a casa. Il mio migliore amico ad Avellino è Sabatino Nigro del ristorante Malaga. Ogni volta che torno vado a mangiare da lui, è un'amicizia che non voglio perdere. Ricordo che quando mi dissero che avrei giocato ad Avellino, mi parlarono di una squadra piccola che però stazionava a metà classifica. Quando arrivai trovai una città in crisi economica, reduce dal terremoto del 1980, e in un primo momento non lo presi bene quel trasferimento. Io venivo da un campionato vinto in Messico e da un Mondiale giocato con il Perù, ma l'affetto che ho sentito in quei giorni fece sì che mi convinsi a restare in Irpinia, al di là del contratto firmato. Sibilia? Era un personaggio imponente ma dal cuore grande. Mi disse che avrei dovuto tagliarmi i capelli, ma rifiutati perché non c'era scritto nel contratto. Spero che la nuova proprietà possa riportare l'Avellino in Serie A, io posso dare il mio contributo portando qualche mio calciatore". 

Sezione: Ex biancoverdi / Data: Sab 28 marzo 2020 alle 14:05
Autore: redazione TuttoAvellino / Twitter: @tuttoavellinoit
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