Intervistato dai colleghi del portale tuttob.com, l'ex allenatore del Napoli e di molte altre squadre Gianni Di Marzio, ha parlato lungamente del campionato di Serie B di quest'anno. In particolare, l'attuale consulente di mercato del Queens Park Rangers ha menzionato tra le sorprese positive l'Avellino e tra gli allenatori preferiti mister Massimo Rastelli. Ecco l'intervista integrale:
Mister, come giudica l’andamento del campionato di serie B, tra sorprese e conferme?
“Il Palermo ha già 10 punti di vantaggio sulla seconda, e visto che era partito per vincere, sta rispettando le aspettative; aveva avuto qualche problema con Gattuso, che forse non era ancora pronto per guidare una corazzata come i rosanero, ma poi è arrivato Iachini, che sta facendo benissimo. Esclusi i siciliani, ci sono diverse sorprese, a cominciare dall’Empoli, che è una squadra di giovani interessantissimi, con un allenatore bravo, che esprime un calcio moderno e poi ha in attacco gente che fa tanti gol, come Tavano, e questa è una cosa importante, perché i campionati di serie B si vincono anche con i goleador. Queste sorprese ci sono perchè gli allenatori sono bravi. L'Empoli ha Sarri, che, ripeto, mi piace molto. Poi c'è il Trapani, che ha un tecnico giovane ma già reduce da diverse vittorie di campionati. Per quanto riguarda queste squadre, il merito sta proprio nella programmazione. Il Trapani, in particolare, ha anche un ottimo direttore sportivo, ha pescato i migliori giovani dalle Primavere italiane e oggi si trova in piena zona promozione, insieme al Crotone, e può aspirare anche al secondo posto, visto che il campionato è ancora lungo. Il concetto del bravo allenatore vale anche per il Lanciano, che ha Baroni, mio ex giocatore, il quale ha fatto benissimo anche nelle giovanili della Juventus e a Siena. Direi che i tecnici di queste squadre meritino un plauso particolare. Parlando di risultati inaspettati, va detto che c'è una blasonata che sorprende più di tutte, ed è il Siena, che senza penalizzazione oggi sarebbe secondo. Poi c'è il Cesena, con un allenatore battagliero e che non molla mai, che è invece una conferma, perchè era attrezzata per fare bene e lo sta dimostrando. Sorprese positive sono state l'Avellino e il Latina, mentre il Pescara ha un po' deluso. La classifica è corta, soprattutto nelle zone alte, quindi c'è molto equilibrio e sono numerose le squadre che possono ancora lottare per un posto nei Play-off".
Tra le delusioni possiamo secondo lei annoverare anche il Brescia e il Padova?
"Il Padova ha fatto un cammino deludente se si guardano i trascorsi, il passato, ma bisogna ricordare che a causa del cambio di proprietà, in estate la società non ha avuto neanche il tempo di fare un buon mercato, tanto che a gennaio è stato rivoluzionato tutto, ma non è mai positivo cambiare tanti calciatori insieme, e inoltre a gennaio non arrivano mai buoni giocatori. Secondo me, quindi, il Padova non era attrezzato per fare bene, e lo sta dimostrando. Per quanto riguarda invece il Brescia, devo dire che mi aspettavo di più, così come anche dalla Ternana, ma dal Brescia in modo particolare, perchè è un club molto titolato".
Crede che la squadra lombarda abbia pagato i numerosi cambi in panchina?
"Cambiare l'allenatore è solo un alibi per mascherare gli errori commessi. Magari si sbaglia la campagna acquisti, non si programma bene, e poi però quando i risultati non arrivano, si manda via l'allenatore. Le squadre che programmano bene non hanno problemi; ne è un esempio il Chievo, che magari lotta anche per non retrocedere, ma alla lunga raggiunge sempre i propri obiettivi, nonostante sia una squadra di quartiere. Tutto dipende dalla programmazione e anche dal settore scouting. Sicuramente il Brescia ha sbagliato qualcosa da questo punto di vista".
Un esempio di squadra che programma bene è il Cittadella, che da 10 anni mantiene lo stesso allenatore. È d'accordo?
"Il Cittadella lavora bene, però in questo momento la classifica lo vede retrocesso, quindi quest'anno le cose non stanno andando come dovrebbero; non hanno trovato un goleador che tolga le castagne dal fuoco, e Coralli ha deluso le aspettative".
Vista la sua trentennale esperienza nel calcio, può spiegare quanto è come è cambiato questo mondo negli anni?
"Prima noi lavoravamo al buio, come accade nel Poker, mentre oggi si gioca a carte scoperte. Mi spiego. Quando io ero allenatore, lavoravo da solo, facevo la preparazione atletica e allenavo i portieri, mentre oggi i tecnici girano con degli staff di 4 o 5 persone, vedi Mangia, che è arrivato allo Spezia con un seguito di 7 collaboratori. Stesso discorso per quanto riguarda gli arbitri, ai miei tempi in campo ce n'erano tre, il direttore di gara più i due guardalinee; oggi ne vediamo sei. Oggi, inoltre, attraverso i mezzi di comunicazione si sa tutto di ogni squadra, si studiano gli avversari attraverso programmi che descrivono le caratteristiche di ogni singolo componente della compagine; quando io allenavo, invece, guardavo delle semplici videocassette per studiare il gioco dell'avversario. Così ho vinto io i campionati. Successi storici, in piazze che non vincevano da tanto, un risultato ottenuto lavorando da solo, senza collaboratori o mezzi tecnologici. Questo dà maggior valore alle vittorie che ho ottenuto, anche se chiaramente il merito è innanzitutto dei giocatori e delle società che ho incontrato sul mio cammino professionale. Sa com'è, quando si vince, è merito di tutti, mentre quando si perde, specialmente oggi, la colpa è solo dell'allenatore".
A proposito di questo concetto, cosa pensa delle 21 panchine saltate in serie B fino ad oggi?
"Tutta colpa della fretta e dell'ansia di voler vincere a tutti i costi. Quello che non si capisce è che vincere un campionato non è semplice come entrare in una pizzeria e chiedere quello che si vuole mangiare, ma al contrario è frutto di un grande lavoro. Le caratteristiche dei giocatori devono essere compatibili con il modulo scelto dall'allenatore, e questo si ottiene se ognuno sa fare il proprio lavoro, a partire da chi propone i calciatori. Io, per esempio, ho scoperto talenti come Maradona, Ronaldo, Tevez, Aguero e li ho segnalati alla Juve con anni di anticipo, perchè evidentemente sapevo fare bene il mio lavoro. Oggi, invece, chi assembla le squadre, lo fa seguendo criteri sbagliati, come quello di fare favori a qualcuno, o stare dietro ai procuratori, che fanno il bello e il cattivo tempo. Poi, alla fine, chi paga è l'allenatore, che magari a inizio stagione non ha il coraggio di imporsi, come facevo io, e decidere chi vuole e chi non vuole nella propria squadra. Per fare l'allenatore ci vuole personalità, carattere e autorità, qualità che mancano a molti tecnici moderno, e che non si possono insegnare. Oggi in panchina vediamo tutti che scrivono sui taccuini: vorrei tanto sapere cosa hanno da scrivere e a che serve avere tanti collaboratori, che creano a mio parere solo confusione".
A proposito della sua bravura nel riconoscere talenti, ha visto in qualche giocatore di B le caratteristiche per sfondare?
"Mi piace Rugani, giovane difensore dell'Empoli in comproprietà con la Juventus. Oggi in Italia sono pochi i giovani così bravi nel suo ruolo. Mi piace molto in particolare nella fase di non possesso, perché sa marcare, cosa che oggi ormai non viene più insegnata. Il "mio" Catanzaro detiene ancora oggi il record del maggior numero di gare in trasferta terminate a reti inviolate. I campionati si sono sempre vinti facendo bene la fase difensiva. Oggi non è più così, e basta guardare il Napoli, fortissimo dal centrocampo in su, ma debole in difesa. Si sbagliano cose elementari, perché fin dalle scuole calcio ai bambini non viene insegnato come si marca un attaccante, ma solo come ci si propone in avanti e quali sono i movimenti giusti da fare per i vari moduli tattici".
Qual è l'allenatore che preferisce in serie B?
"A me piace molto Iachini del Palermo, che ho avuto a Venezia come calciatore, quando ero direttore sportivo. Devo dire che già all'epoca era come avere un altro allenatore in campo, anche perchè è molto preparato dal punto di vista tattico, oltre ad essere bravo nel trasmettere la tattica ai calciatori. Mi piacciono anche Rastelli dell'Avellino e Baroni del Lanciano. Del resto, le squadre sono lo specchio degli allenatori, quindi quelle che giocano meglio, hanno bravi tecnici. C'è anche il Crotone, che con Drago fa un buon calcio. Mi baso sulle prestazioni delle squadre, perché non ho avuto modo di vedere come questi tecnici lavorino nel quotidiano. Conosco anche Tesser, perché guidava la Primavera del Venezia quando vincemmo il campionato, e so che è un ottimo allenatore".
A proposito della sua esperienza a Venezia, come si è trovato a lavorare con il Presidente Zamparini?
"Zamparini ha la fama di essere un "mangia allenatori", ma lo sa perché tutti, nonostante questa sua caratteristica, accettano di lavorare con lui? Perchè è uno che paga il doppio, anzi il triplo, rispetto agli altri. Però vuole i risultati. E se non li ottiene, manda via tutti. Il che mi sembra anche giusto. Quando mi ha chiamato a Venezia, abbiamo messo subito in chiaro quali dovessero essere gli obiettivi e quali fossero i budget a disposizione per ottenerli. E così abbiamo vinto. All'epoca c'era Giuseppe Marotta come dg, mentre io mi occupavo della parte tecnica. Ho preso gente come Schwoch, Cossato e Luppi, e abbiamo vinto il campionato. Abbiamo fatto bene e il Presidente ci ha dato ciò che ci spettava, e non era poco, senza mandarci via. Se si accetta che Zamparini è uno che dà agli allenatori tutto quello che vogliono, bisogna anche accettare che se le cose non vanno bene, fosse anche solo per sfortuna, lui manda via tutti".
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