Una caduta che fa riflettere
A Castellammare l’Avellino cade 2–0 contro la Juve Stabia in una gara segnata da episodi e da due disattenzioni sulle palle inattive. Un risultato severo, quasi paradossale se si guarda al dato degli expected goals (1.67 a 1.03 per i biancoverdi), ma che conferma un trend preoccupante: troppa discontinuità nei momenti chiave e poca cattiveria negli ultimi trenta metri.
La Juve Stabia di Abate ha costruito il successo con ordine e compattezza, sfruttando al massimo la propria fisicità e la precisione nei piazzati. L’Avellino di Biancolino, pur tenendo più palla (53%) e tirando di più (11 conclusioni a 9), non è riuscito a tradurre la mole di gioco in pericolo concreto.
In costruzione: ritmo e idee, ma poca verticalità
I lupi hanno cercato di impostare dal basso con Palmiero e Sounas, muovendo palla con buona pulizia (81% di precisione passaggi) ma senza creare linee di passaggio interne. La Juve Stabia ha atteso, schermando bene il corridoio centrale con un 3-5-1-1 compatto e pronto a riaggredire.
Il risultato è stato un possesso sterile, fatto di tanti tocchi orizzontali e poche incursioni. Solo 13 passaggi dell’Avellino sono arrivati dentro l’area, e nessuno di questi ha generato un’occasione pulita. L’ingresso di Insigne e Crespi nel secondo tempo ha portato vivacità, ma non incisività: la densità difensiva gialloblù ha spento ogni iniziativa.
Difesa e palle inattive: il tallone d’Achille
La differenza l’hanno fatta i calci piazzati. Tra il 39’ e il 42’ la Juve Stabia ha colpito due volte, entrambe su corner: prima Mosti, poi Bellich. Due situazioni simili, due errori di marcatura che hanno tagliato le gambe a un Avellino fino a quel momento ordinato.
I biancoverdi hanno concesso 4 tiri su 6 corner difesi, di cui 2 trasformati in gol. Una fragilità strutturale, già emersa nelle ultime uscite, che Biancolino dovrà affrontare con urgenza.
Pressing e atteggiamento: la differenza di mentalità
La Juve Stabia ha vinto più per lucidità che per dominio. In media concedeva solo sei passaggi prima di intervenire (≈6.5), mentre l’Avellino ne concedeva oltre dieci (≈10.3): segno di una pressione costante e sincronizzata, capace di limitare la prima costruzione irpina e di forzare errori nella metà campo biancoverde.
L’Avellino, invece, ha alternato fasi di pressing alto a momenti di attesa, senza coesione tra i reparti. Il baricentro più basso (44.9 metri contro 52.6) testimonia una squadra spesso schiacciata, incapace di accorciare in avanti dopo la perdita del possesso.
Le occasioni che avrebbero potuto cambiare tutto
Nel primo tempo Russo ha sfiorato il vantaggio con una grande occasione (xG 0.82) disinnescata da Confente. Nella ripresa Crespi (xG 0.54) ha avuto sul piede la palla del possibile 2–1, ma ha calciato alto.
L’Avellino ha prodotto più xG e più tiri (11 totali), ma solo due nello specchio. Una fotografia perfetta delle difficoltà realizzative che accompagnano la squadra da inizio stagione.
Numeri e lettura tattica
Statistica
Juve Stabia Avellino
Gol 2 0
Expected Goals (xG) 1.03 1.67
Tiri totali / in porta 9 / 3 11 / 2
Possesso palla 47% 53%
Pass accuracy 82% 81%
Duelli vinti 41% 52%
PPDA (pressione) 6.5 10.3
Corner 6 3
Conclusione
La partita del “Menti” lascia un doppio messaggio: l’Avellino non è inferiore per qualità, ma è ancora distante dal livello di solidità richiesto in Serie B. La Juve Stabia ha vinto con organizzazione, coraggio e concretezza; l’Avellino, invece, ha mostrato limiti mentali più che tecnici.
Per Biancolino e i suoi sarà necessario ripartire dall’autocritica: ritrovare attenzione sulle palle inattive, più cattiveria sotto porta e una maggiore connessione tra centrocampo e attacco.
Solo così la squadra potrà trasformare il possesso in punti, e il gioco in risultati.
Autore: redazione TuttoAvellino / Twitter: @tuttoavellinoit
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