Dopo il grido d'allarme di Cosimo Sibilia, che questa mattina aveva parlato di possibile catastrofe per il blocco dello sport in generale, del calcio in particolare, ancora TuttoC ha ascoltato anche il parere del presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli. 

“Giustamente il caro presidente Cosimo Sibilia accomuna insieme i problemi e i temi ha detto -. Dimostra estrema sensibilità e lungimiranza. Noi, con i nostri club siamo in quella faglia tra professionismo e dilettanti, siamo il calcio che fa bene al Paese, siamo per antonomasia il calcio sociale, quello del territorio. Non a caso siamo il calcio dei pulmini, formiamo al gioco del pallone ragazze e ragazzi e, contemporaneamente, li togliamo dai pericoli della strada. Ha ragione Cosimo, anche noi come le squadre di serie D rappresentiamo tante città, grandi e di grande lignaggio sportivo, tante stupende favole e la provincia che sorregge l’Italia. Al ministro Spadafora, al ministro Gualtieri, al Parlamento italiano facciamo presente che se spariscono i nostri club il paese Italia s’impoverisce del calcio dei valori, della solidarietà; tutti diventeremo più poveri. E cosa rimarrà? Forse solo il calcio speculativo”.

Come pensa di intervenire la Lega Pro? 
“Faccio un esempio, abbiamo chiesto di entrare nella Cassa integrazione in deroga, perché siamo al capolinea, siamo di fronte al rischio della continuità aziendale per tantissimi club. La crisi investe l’azienda madre del proprietario del club di calcio, e lui giustamente, sceglierà quella che assicura l’oggi e il domani alla sua famiglia, ai dipendenti, agli operai. Il calcio è fragilissimo ed esposto più di altri settori produttivi e dello sport. Si è ritenuto di conseguenza opportuno chiedere al Parlamento che, già in sede di conversione del decreto legge cura Italia, estenda anche agli sportivi professionisti la possibilità di accedere alla cassa integrazione in deroga prevista dal l’art. 22 del decreto stesso. In altri termini gli sportivi professionisti ammessi alla cassa integrazione sarebbero esclusivamente coloro i quali hanno un tetto stipendiale lordo che si trovano in Lega Pro, nella pallacanestro, nella pallavolo. Per noi sarebbe un risultato importantissimo che darebbe sollievo in una fase di crisi così drammatica per le nostre società”.

Ci sono resistenze dell’AIC e dell’AIAC? 
“Dell’AIAC non mi risulta, dell’AIC mi auguro che siano voci infondate. Sono stati informati dello strumento nel tavolo permanente, in due riunioni. Non hanno avanzato dubbi, controproposte, domande. Qualcuno insinua 'non avevano capito', mica siamo bambini sprovveduti! L’alternativa non c’è. Si guardi in faccia la realtà. I club non hanno risorse, hanno pagato tutti, esclusi tre, alla verifica del 16 marzo scorso. Meglio sarebbe non ricevere gli stipendi? Meglio sarebbe non avere più il proprio club? Siamo in guerra, per ricostruire la casa distrutta tutti, in proporzione, debbono fare sacrifici; le ferie si fanno in tempi di vacche grasse e si lavora con ciò che c’è. A chi non troverà la fabbrica, cosa gli si dice? I privilegi sono finiti, da noi già ce ne erano pochi. È finita una epoca, siamo tornati tutti uguali, siamo tutti normali, prima si capisce e meglio è. Rifiutare la cig sarebbe uno schiaffo rispetto a chi soffre”.

Cosa vi unisce alla Lnd?
 “Il fatto di giocare con passione nella propria città e per la propria città. Si prenda Picerno o Avellino: in quest’ultimo club è arrivato D’Agostino, un imprenditore locale stimato, e ha riacceso l’entusiasmo. Nel caso del Picerno, un giovane emigrante in USA è tornato dopo tanti anni per costruire un sogno incredibile. Ci unisce il senso unico di pensare agli interessi generali, al bello del calcio, senza alcun interesse diretto. Il calcio che serve al Paese del dopo virus sarà proprio questo”.

Sezione: Copertina / Data: Ven 27 marzo 2020 alle 17:00
Autore: redazione TuttoAvellino / Twitter: @tuttoavellinoit
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