In una lunga intervista concessa a Prima Tivvù, Mary, la moglie di Raffaele Biancolino ha ripercorso la carriera del Pitone svelandone stati d’animo e situazioni, a cominciare dalla carriera di calciatore che ne ha consentito la vittoria del campionato per ben quattro volte. “Sin dalla prima chiamata nel 2003 ha subito mostrato euforia nell’accettare Avellino. Raffaele ama le piazze calde, voleva tornare vicino casa, era al Chieti dopo un po’ di girovagare. E da lì è cominciata una grande storia d’amore con questi colori. E’ sempre stato una persona buona, un leader negli spogliatoi. Già gestiva con grande personalità anche i compagni, ha creato famiglie. Siamo testimoni di nozze di Alessio D’Andrea e Simone Puleo, per dire, che sono dei fratelli per Raffaele. Ma non solo loro, l’amicizia con Vincenzo Riccio, ad esempio, è fondamentale. Quest’anno lo ha aiutato tantissimo. Le telefonate di notte anche quando le cose non andavano bene, sono state cruciali”. Il racconto continua: “Io non so cosa accade quando lui indossa questa maglia, ma tante volte diceva: accetto l’offerta dell’Avellino perché vinco e devo riportarla in Serie B. E così è stato poi sia contro il Napoli, la promozione più bella e più sofferta, sia contro il Foggia”.

Il passaggio alla Salernitana: “Si chiamava Salerno, perciò ha accettato. E poi voleva fare un dispetto all’Avellino che lo aveva sedotto e abbandonato. Lo chiamò Lotito in persona. Non è stato facile vivere quell’esperienza. Non potevo uscire né a Salerno né ad Avellino”. Poi la promozione del 2013 e il rapporto con Rastelli: “Eravamo in vacanza, non le abbiamo terminate perché voleva essere in città e capire la fattibilità del suo ritorno. Non voleva essere illuso un’altra volta. Dopo la firma ha pianto. Quel campionato l’ha vinto ma forse non lo ha sentito proprio suo come le altre volte. Anche per la gestione dell’allenatore, che poi l’anno dopo gli ha fatto quello smacco allo Juventus Stadium. Da lì è finita l’amicizia anche se poi quando si sono rivisti di recente gli ha chiesto scusa”. Il ritorno in campo: “C’è stato un periodo di confusione, è stata dura. Non sapeva cosa volesse fare; prima il direttore sportivo, poi il procuratore. Io gli dissi “devi fare l’allenatore, a te manca il campo”. Mi ha dato ascolto, anche perché si affida molto a me e si sfoga. E’ stata una grande emozione vederlo sulla panchina della Primavera e vincere quel campionato. Ci teneva tantissimo.

E poi quando è arrivata la chiamata della prima squadra lui aveva già studiato tutto. Sapeva che sarebbe arrivata l’opportunità e sapeva che avrebbe vinto. E’ tutto scritto, glielo dicevo sempre. E poi quando indossa la maglia dell’Avellino non lo so cosa accade, è magico. I senatori dello spogliatoio lo hanno rispettato da subito, ha fatto colpo, lo hanno chiamato spesso e si sono affidati a lui. E’ stato bravissimo ed è stato un orgoglio incredibile vederlo riportare i lupi in B. Ma lui se lo sentiva, entrambi sentivamo questa vittoria”.

Sezione: Copertina / Data: Lun 19 maggio 2025 alle 18:00
Autore: redazione TuttoAvellino / Twitter: @tuttoavellinoit
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