L'Avellino è in serie B. Non è una sorpresa, diciamocelo, un po' ci siamo abituati all'idea già dalla scorsa settimana, quando pur mancando ancora la matematica ci siamo goduti la vittoria sul Monopoli un po' come un anticipo di promozione, complice la sconfitta del Cerignola e il +5 a due giornate dalla fine, abbiamo già vissuto con un piede e mezzo in serie B, la festa è stata preparata, la tavola imbandita, andava solo aperta la porta della festa, come ha detto Biancolino la settimana scorsa. E festa sia allora: l'Avellino quella porta l'ha completamente sfondata, andando a vincere anche a Potenza contro il Sorrento, assistendo alla seconda disfatta di fila del Cerignola, che forse come ha dichiarato il suo allenatore Raffaele ha già alzato bandiera bianca dopo la sconfitta col Benevento, e ha conquistato la serie B con un turno di anticipo.
Mancava solo la matematica è vero, mancava solo un punto, ma raggiungere la certezza della promozione sul campo è sempre qualcosa di straordinario, di indimenticabile. Irrefrenabile la gioia al triplice fischio finale, di calciatori in campo, allenatore, staff dirigenziale, tifosi divisi tra i mille che hanno avuto la fortuna di assistere alla partita al 'Viviani' e le migliaia sparse tra Avellino, la provincia, l'Italia, il mondo intero magari, in connessione streaming. Negli spogliatoi i calciatori hanno potuto festeggiare un obiettivo inseguito tutto il campionato, nel vero senso della parola: partita sotto la guida di Pazienza con 3 punti in 5 partite, sembrava una chimera già solo pensare di disputare i playoff, figuriamoci vincere il campionato. Soprattutto dopo aver visto il Benevento festeggiare da campione d'inverno con l'Avellino a -7. Ma Biancolino ha fatto qualcosa di straordinario, una rincorsa incredibile, culminata con 10 vittorie consecutive, il sorpasso prima al Benevento poi al Cerignola, e la vittoria del campionato con un turno di anticipo.
Quinta promozione in B per Biancolino dopo le 4 da calciatore, secondo successo in panchina dopo la promozione della Primavera biancoverde dal campionato di Primavera 3 a quello di Primavera 2. Un esperto di promozioni ad Avellino, che ora non vuole fermarsi qui. “Ho un sogno” ha detto il tecnico con il suo solito sorriso sornione in conferenza stampa a fine partita; “La B non è un punto di arrivo” ha ribadito D'Agostino. Calma e sangue freddo intanto, per ora godiamoci questo ritorno in B dopo 7 anni, consolidiamo la struttura societaria e la categoria per evitare situazioni come quelle del recente passato, e con una sana programmazione, un passo alla volta, senza effettuare il passo più lungo della gamba, si può anche continuare a sognare. Ma ora godiamoci questo traguardo che sembrava impossibile solo a settembre scorso, e prepariamoci a goderci nuovamente un campionato di tutt'altro tenore dopo le delusioni degli ultimi anni, partendo dai campi polverosi della D fino alle amarezze degli ultimi anni in C.
Un plauso quindi anche alla famiglia D'Agostino, che nonostante le incertezze iniziali, le critiche (che per carità fanno parte del gioco, basti vedere quelli che osteggiavano anche Biancolino alle prime difficoltà) con spirito di appartenenza e senza mai perdersi d'animo ha imparato a fare un mestiere, perché non si nasce presidenti e amministratori di una squadra di calcio, dove ogni logica valida nel campo imprenditoriale a volte va a farsi benedire, ha imparato dagli errori, ha voluto fortemente questo obiettivo e alla fine l'ha centrato. Ha avuto coraggio rischiando il cambio con Biancolino, ha investito tanto, tantissimo, ma alla fine ha avuto ragione. Senza dimenticare, ad onor del vero, chi ha comunque contribuito a costruire quest'ossatura negli ultimi due anni, come Perinetti e Condò, perché è innegabile che molti calciatori li hanno portati loro, pagando però la scelta dell'allenatore. Mentre il mercato di gennaio, condotto da Aiello e Giovanni D'Agostino, è stato come ha detto lo stesso Dag jr. il miglior mercato di riparazione della storia dell'Avellino con gli arrivi dei vari Lescano, Cagnano, Palumbo, ecc.
E ovviamente impossibile dimenticare i tifosi, la vera anima di ogni squadra di calcio, quelli che ci sono sempre, in ogni categoria, coloro che tra sacrifici enormi non hanno mai fatto mancare il loro supporto, il loro calore, a questa squadra e a questi colori. Le dieci vittorie di fila, molte delle quali arrivate in casa, non sono frutto del caso, quando anche gli stessi calciatori hanno sempre ammesso di ricevere qualcosa in più dal Partenio.
Già, quel Partenio che ora deve rifarsi il look per affrontare il campionato di serie B, ha già condotto gli ultimi anni di C tra capienza ridotta e servizi non adeguati, ora è il momento di far fare il salto di qualità anche all'impianto di casa, sognando la nuova “tana”, come l'ha chiamata Giovanni D'Agostino in conferenza stampa. Tutte cose di cui ci sarà il tempo di parlare, ora c'è un'altra partita da onorare, una festa che proseguirà fino alla prossima settimana almeno, e una B da programmare. Ora si può dire che inizia il Bello.
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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