Parte col piede giusto l'avventura dell'Avellino nel campionato di C, se si esclude il quasi esordio con la Turris durato 10' prima dell'interruzione per nubifragio. Una vittoria sul campo della Viterbese dà morale e fiducia alla truppa di Braglia, ancora alla ricerca di una propria identità e di un equilibrio, ma uscire con i tre punti dal "Rocchi" di Viterbo al 95', quando la partita sembrava ormai finita, dà tanto ottimismo in vista del campionato, oltre che un chiaro segnale del carattere di questa squadra, che ci ha creduto fino alla fine. Qualche calciatore non ha fatto neanche una settimana di allenamenti con i compagni, qualcuno è stato catapultato in campo appena arrivato, ma tutti si sono calati immediatamente nella parte e dato vita a una prova di grande sacrificio.
Non era facile pronti via dare una prova di compattezza, ma questo è il primo segnale che arriva da Viterbo: compattezza. E pensare che Braglia comincerà solo adesso a lavorare su un gruppo che si è appena formato (anzi mancano ancora un paio di innesti come ha dichiarato lo stesso presidente) e quindi, potenzialmente, dovrebbe andare solo meglio. Certo l'Avellino stasera ha guadagnato due punti: una partita poco attraente, a tratti noiosa, con pochissime occasioni da rete (una per parte) e destinata allo 0-0. Illuminata soltanto dall'occasione finale, propiziata dall'espulsione di Menghi e dal fallo al limite dell'area che ha permesso all'Avellino di provarci portando in area tutti gli uomini a disposizione. Il calcio è fatto anche di episodi e di fortuna, e stavolta sono girati a favore dei biancoverdi. Sugli scudi stavolta sale Santo D'Angelo, primo marcatore ufficiale della nuova stagione di C (senza dimenticare la bravura di Adamo nel procurare il fallo e la bravura di Tito nel pennellare il cross), che permette di preparare con maggiore tranquillità e fiducia la super sfida di Palermo di domenica prossima.
Proviamo però ad analizzare la partita globale giocata dall'Avellino, gol del 95' a parte, ovvero quello che ci accingevamo a fare prima del fulmine finale. Un Avellino accorto, che ha giocato un calcio ordinato, rischiato, poco, tenuto bene l'avversario che si è visto poco dalle parti di Forte, sempre attento comunque quando chiamato in causa. Di contro ha spinto poco, quando lo ha fatto si è affidato soprattutto ai lanci lunghi per Maniero e Santaniello, troppo soli e imbrigliati nelle maglie della difesa della Viterbese, pure schierata bene, e incapaci di portare pericoli alla porta avversaria. Non a caso l'unica azione pericolosa è stata un tiro di Maniero dalla distanza.
Ha detto tutto Braglia in pratica, partita brutta e attaccanti poco incisivi, ma contento per i tre punti. E' questa l'estrema sintesi di questa partita. C'è tanto da lavorare ma intanto l'Avellino ha lanciato un segnale alle dirette concorrenti: seppur indietro rispetto alle altre e con tanto lavoro da svolgere, è riuscita (con un po' di fortuna occorre ricordarlo) a uscire vittoriosa dal campo della Viterbese. Cosa potrà fare quando raggiungerà il miglior stato di forma e di intesa tra i reparti e tra i calciatori? Intanto gustiamoci la seconda puntata di questo interrogativo, domenica prossima a Palermo.
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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