Si interrompe dopo 12 turni la striscia di risultati positivi consecutivi di Biancolino, fatti di 6 vittorie e 6 pareggi. Si interrompe sul più bello, quando complice il posticipo delle gare delle prime 4 l'Avellino aveva l'opportunità di ritrovarsi da solo in vetta per una notte. Ci si sveglia di soprassalto come un incubo improvviso nel corso di un bel sogno, nella maniera più inaspettata, quando tutto sembrava far presagire a una grande prova allo 'Zaccheria' e a un messaggio chiaro alle altre pretendendi. La 'Ferrari' messa nelle mani di Biancolino, come da molti è stata definita, ha fuso il motore ed è andata fuori pista. Seconda sconfitta in questo campionato per Biancolino dopo il sorprendente ko interno con il Taranto (che brucia ancora), poteva capitare prima o poi soprattutto su un campo difficile come quello di Foggia, e il mister aveva avvisato dei possibili tranelli ieri in conferenza, ma per il modo in cui è arrivata questa sconfitta fa ancora più rabbia.
Perché il Foggia ha tirato in porta una sola volta, e ha trovato il gol (oltre a due conclusioni pericolose, una per tempo, ma a fil di palo); perché l'Avellino ha costruito davvero poco davanti, e quando lo ha fatto ha trovato un super Di Lucia sulla sua strada; perché non ha saputo eludere la muraglia eretta dai ragazzi di Zauri nel secondo tempo, quando di fronte a un Avellino a trazione anteriore che ha schierato contemporaneamente Tribuzzi, Russo, Panico, Lescano e Patierno (e poco dopo anche D'Ausilio e Zuberek), ha chiuso ogni varco pressando con generosità su ogni portatore di palla, lasciando all'Avellino pochissimo spazio per ragionare e giocare. Di fatto l'Avellino non è riuscito a portare a termine quasi nessuna azione offensiva, stroncata sul nascere o sporcata dai difensori avversari, che in un modo o nell'altro hanno sempre protetto al meglio la propria area, portando a casa un risultato insperato quanto prezioso per la propria classifica. D'altronde come si dice sempre, non è il numero di attacanti a determinare un risultato, aiutano senz'altro quando c'è da recuperare, ma se non sono organizzati in azioni costruite ci si ritrova solo con tanti solisti persi in mezzo al campo.
L'Avellino ha deluso, non solo per il risultato, ma anche per il gioco espresso, merito come detto va sicuramente al Foggia capace di una prestazione da Libro Cuore, ma anche a causa della gioranta storta di molti interpreti: come Armellino, mandato in campo titolare ma mai in partita; Lescano, avulso dal gioco; Russo e Sounas più fumosi del solito, D'Ausilio e Tribuzzi mai incisivi, e così via. Non è apparsa un'orchestra corale oggi l'Avellino, ma più un insieme di solisti stoppati sempre al momento giusto dall'avversario, e questo alla fine ha fatto la differenza.
Si torna a casa con le pive nel sacco, con la consapevolezza che gli altri risultati potrebbero far allontanare ulteriormente una vetta mai vista così vicina finora, ma anche che bisogna fare di più, metterci più umiltà come aveva predicato ieri Biancolino, ma sapendo che nulla è compromesso. Lo dimostrano i 7 punti recuperati al Benevento, lo dimostra una classifica che cambia continuamente e che non ha ancora trovato una vero dominatrice. Ora arrivano gli scontri verità, quegli scontri diretti che potrebbero scrivere realmente la classifica e far dimenticare anche questo scivolone. Ma ora davvero non è più permesso sbagliare se si vuol centrare la B dalla porta principale.
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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